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Cantonieri travolti in Canavese: al processo parla l’88enne accusato

Il 7 febbraio 2019 morivano due lavoratori su strada provinciale 595. Ora l’anziano imputato chiarisce la dinamica, mentre la Città Metropolitana è chiamata a rispondere in giudizio.

Il 7 febbraio 2019, sulla provinciale 595 tra Candia e Mazzè, i cantonieri Giuseppe Butera e Giuseppe Rubino vennero travolti e persero la vita mentre erano al lavoro ai margini della carreggiata. Oggi, nel processo che vede come imputato per omicidio stradale colposo l’ottantottenne Severino Actis, l’uomo ha deposto di fronte al giudice, offrendo la sua versione dei fatti. Allo stesso tempo, cinque funzionari della Città Metropolitana di Torino sono chiamati a rispondere per responsabilità nella manutenzione stradale.
L’udienza è attesa come momento cruciale: da un lato la ricerca della verità; dall’altro, l’onere delle responsabilità istituzionali.

L’incidente e la ricostruzione

Secondo la cronaca dell’epoca, i due operai stavano eseguendo interventi stradali quando furono colpiti da un’auto in transito. Non fecero in tempo a salvarsi dal violento impatto.
In aula, l’anziano imputato ha raccontato di non averli visti, sostenendo che la manovra fu improvvisa e non emerse pienamente alle sue percezioni. Il suo difensore punta a far emergere i margini di errore umano e le condizioni di visibilità.

I familiari delle vittime chiedono che emerga tutto il contesto materiale: lo stato della segnaletica, le condizioni dell’asfalto, la luminosità e la presenza di dispositivi di sicurezza (coni, lampeggianti, barriere).

Le responsabilità della Città Metropolitana

Non è solo l’automobilista a essere sotto accusa: il processo coinvolge anche cinque dirigenti e tecnici dell’ente proprietario della strada, ipotizzando omissioni nella manutenzione, carenze nella segnaletica o ritardi nel garantire le condizioni di sicurezza per i cantieri stradali. Secondo l’accusa, la strada avrebbe potuto presentare criticità conosciute, che non sarebbero state sanate con tempestività. Il giudizio su queste omissioni potrà pesare quanto il comportamento dell’imputato al volante.

Il peso della memoria e la ricerca della giustizia

Sono passati anni da quel tragico giorno, eppure il dolore per le famiglie non si attenua. Questo processo rappresenta non solo un percorso giudiziario, ma una domanda sociale: come tutelare chi lavora su strada? Per i legali delle vittime, è cruciale stabilire chi doveva prevenire e intervenire: se bastava un’imminente segnalazione, un presidio mobile, un’attenzione organizzativa. Per l’imputato, invece, si gioca la legittimità dell’errore umano in situazioni limite.

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