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lunedì 20 Ottobre 2025

Credito al consumo: boom in Italia, costi elevati e rischi.

Il credito al consumo in Italia continua a segnare un andamento in crescita, un segnale che riflette una rinnovata propensione all’indebitamento da parte delle famiglie, ma che solleva anche interrogativi sui costi e sulla sostenibilità di tale dinamica.

Le analisi più recenti, elaborate sulla base dei dati provenienti da Bankitalia e dalla Banca Centrale Europea, rivelano un incremento del volume complessivo dei finanziamenti che, nel secondo trimestre dell’anno, si è tradotto in un aumento dell’1,7% rispetto al trimestre precedente, e un balzo del 5,25% su base annua.
Questo dato, che porta il totale dei prestiti erogati a superare i 173 miliardi di euro, testimonia una tenuta del mercato del credito al consumo in un contesto economico ancora caratterizzato da incertezze.
Tuttavia, l’apparente vitalità del settore non può oscurare una problematica strutturale: l’elevato costo del denaro.

Il Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG), indicatore chiave per la comparazione delle condizioni offerte dalle diverse istituzioni finanziarie, ha registrato ad agosto un’accelerazione, attestandosi al 10,29%.
Un valore notevolmente superiore alla media dell’area euro, che si quota all’8,25%, e ancora più distante dai livelli competitivi di Francia (6,24%) e Germania (8,35%).
Questa disparità suggerisce una minore efficienza nel trasferimento delle politiche monetarie europee sul mercato interno italiano, con possibili implicazioni per la capacità delle famiglie di accedere a finanziamenti a condizioni favorevoli.
Un ulteriore elemento di rilevanza è rappresentato dalla quota di credito al consumo nel paniere complessivo dei prestiti richiesti.

Ad agosto, questa percentuale si è mantenuta elevata, attestandosi al 19,1%.
Tale dato evidenzia una preferenza, o forse una necessità, delle famiglie italiane di ricorrere al credito per sostenere consumi e spese, in un contesto in cui il potere d’acquisto è eroso dall’inflazione e dai costi energetici.

Questa tendenza, sebbene possa indicare una certa fiducia nel futuro, pone anche la questione della vulnerabilità del tessuto familiare in caso di shock economici o aumenti improvvisi dei tassi di interesse.
La distanza rispetto alla media dell’area euro (11,2%) e la disparità con Germania (9,7%) e Francia (12,8%) segnalano una potenziale esposizione a rischi che richiedono un’attenta monitoraggio e possibili interventi di politica economica.
L’analisi approfondita di questi dati richiede un’attenzione particolare alle dinamiche sottostanti, considerando fattori demografici, strutturali e comportamentali che influenzano le scelte di finanziamento delle famiglie italiane.

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