La recente purga interna all’apice delle Forze Armate Popolari di Liberazione (FPL) cinese, che ha visto coinvolti nove alti ufficiali, tra cui He Weidong, figura chiave nella Commissione militare centrale presieduta da Xi Jinping, segna un’accelerazione significativa nella sua campagna anticorruzione e un’ulteriore cementazione del suo potere.
Queste azioni, descritte dal portavoce del ministero della Difesa Zhang Xiaogang come applicazione rigorosa dei principi di “nessuna zona di scampo”, “copertura totale” e “tolleranza zero”, trascendono la mera eliminazione di elementi corrotti, rivelando un’abile operazione di riallineamento strategico e controllo politico.
L’azione di Xi Jinping non si limita a una rimozione di individui compromessi; essa riflette una strategia più ampia volta a riorganizzare il comando militare, eliminando potenziali fonti di dissenso e assicurando l’assoluta fedeltà dell’esercito al Partito Comunista Cinese (PCC) e alla sua leadership.
La rimozione di He Weidong, una figura influente e apparentemente fedele fino a poco tempo fa, testimonia la natura imprevedibile e capillare di questa campagna, che penetra nei livelli più alti del potere militare.
L’adozione di un approccio “a copertura totale”, come sottolineato dalle comunicazioni ufficiali, suggerisce un’indagine sistematica e minuziosa, volta a svelare anche le più nascoste relazioni corruttive e le collusioni interne.
Questo implica un’analisi non solo finanziaria, ma anche un esame delle lealtà politiche e delle relazioni di potere all’interno dell’esercito.
La purga attuale si inserisce in un contesto più ampio di riforma militare avviata da Xi Jinping. Queste riforme mirano non solo a modernizzare le capacità belliche della Cina, ma anche a rafforzare il controllo politico del PCC sull’esercito, un principio cardine della sua governance.
La campagna anticorruzione, in questo senso, funge da strumento per raggiungere entrambi questi obiettivi, eliminando potenziali ostacoli alla modernizzazione e consolidando il potere centrale.
Analisti internazionali suggeriscono che questa azione potrebbe anche essere motivata da preoccupazioni legate alla sicurezza interna, soprattutto in un momento di crescenti tensioni internazionali, come quelle relative a Taiwan e al Mar Cinese Meridionale.
Un esercito fedele e disciplinato è essenziale per proiettare la potenza cinese e perseguire i suoi interessi strategici.
La mancanza di dettagli specifici sulle accuse contro gli ufficiali rimossi alimenta speculazioni e suggerisce che le motivazioni potrebbero essere più complesse di quelle dichiarate ufficialmente.
In ogni caso, l’operazione dimostra la volontà di Xi Jinping di esercitare un controllo ferreo sull’esercito cinese, segnalando un periodo di riorganizzazione e riallineamento strategico all’interno delle FPL e un’ulteriore dimostrazione del suo potere assoluto.








