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Diga di Santa Margherita: confronto periti, nuove rivelazioni.

La vicenda del crollo della diga del porto di Santa Margherita Ligure (Genova), evento tragico verificatosi tra il 28 e il 29 ottobre 2018 sotto l’impatto di una mareggiata eccezionale, si appresta a un’ulteriore fase cruciale.

La giudice Silvia Carpanini, al fine di disporre una valutazione tecnica indipendente e approfondita, ha deliberato l’audizione congiunta dei periti nominati sia dall’accusa che dalla difesa.
Tre udienze, previste per il 19, 20 e il 21 novembre, offriranno un confronto diretto tra le due parti, potenzialmente decisivo per la comprensione delle dinamiche che hanno condotto al disastro.

L’azione penale, orchestrata dal pubblico ministero Walter Cotugno, ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per nove figure professionali, accusate di crollo e naufragio colposi.
Tra gli imputati spicca la presenza di Roberto Ferrazza, ex provveditore alle opere pubbliche per Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, già coinvolto nel doloroso processo relativo al crollo del ponte Morandi e attualmente sotto inchiesta per presunte irregolarità in appalti pubblici, attività sospette che avrebbero visto il baratto di favori in cambio di vantaggi personali.
Le indagini, avviate immediatamente a seguito dell’evento, hanno focalizzato l’attenzione su un progetto cruciale risalente ai primi anni 2000, che prevedeva un ampliamento significativo della diga: un aumento di 80 metri e un’altezza complessiva di tre metri.

L’accusa sostiene che la realizzazione del muro paraonde, elemento strutturale chiave, avvenne in maniera gravemente deficitaria, senza l’impiego di armature metalliche, nonostante precedenti valutazioni avessero evidenziato la sua imprescindibile necessità.

Questa omissione, a detta dell’accusa, ha reso il muro vulnerabile e suscettibile al collasso sotto l’impatto della violenta mareggiata.

Si ipotizza, quindi, una catena di responsabilità che parte da un progetto carente e prosegue con controlli insufficienti.
I nove imputati, assistiti da un collegio di avvocati composto da Giulia Liberti, Mario Iavicoli, Emanuele Olcese, Claudio Zadra, Andrea Vernazza, Matteo Mezzapesa, Angelo Paone e Fabio Viglione, sono identificabili come provveditori e membri del Comitato Tecnico Amministrativo (Cta) che si sono occupati della progettazione e della successiva approvazione del manufatto.

Le difese, nel tentativo di attenuare le accuse, argomentano che il crollo sia stato determinato dall’anomalia e dall’eccezionalità delle condizioni meteorologiche, sostenendo che la struttura, pur presentando potenziali criticità, avrebbe potuto resistere a eventi meno estremi.

In questo contesto, alcuni imputati hanno manifestato l’intenzione di optare per riti alternativi al processo ordinario.
Tuttavia, la giudice Carpanini, al fine di acquisire un quadro completo e indipendente, ritiene imprescindibile l’approfondimento delle valutazioni peritali, confiaando che il confronto diretto tra esperti possa chiarire le cause del disastro e definire le responsabilità.

L’audizione dei periti si presenta quindi come un momento decisivo per delineare le responsabilità e gettare luce su una vicenda che ha profondamente segnato la comunità ligure.

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