sabato 18 Ottobre 2025
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Fragilità Italia: Garofoli e Mattarella per una svolta strategica.

L’analisi del saggio “Governare le fragilità” di Roberto Garofoli e Bernardo Giorgio Mattarella, presentato ad Avellino, dipinge un quadro complesso e urgente: l’inerzia di problematiche precedentemente marginalizzate ha esacerbato vulnerabilità sistemiche, minacciando la resilienza del Paese.

Pur riconoscendo la persistenza di asset strategici, il documento segnala una cesura significativa nel panorama globale, caratterizzato da un progressivo declino della cooperazione internazionale a favore di dinamiche competitive e conflittuali che amplificano le debolezze strutturali.
La “terapia” prescritta dagli autori non si configura come un intervento emergenziale, ma come un percorso di politiche di medio-lungo termine, imprescindibile per navigare un contesto internazionale in rapida e inesorabile deterioramento.
L’adeguamento delle strutture amministrative, spesso soffocate da rigidità burocratiche e lentezze procedurali, è una priorità.

Parallelamente, è necessario rafforzare le politiche a sostegno dell’export, pilastro fondamentale dell’economia italiana, garantendo competitività e accesso a mercati globali sempre più contesi.

Tuttavia, l’elemento cruciale, sottolineato con particolare enfasi, risiede nella necessità di una radicale trasformazione del sistema energetico nazionale.

La dipendenza dall’estero per il reperimento di risorse energetiche rappresenta un punto di leva strategico, esposto a instabilità geopolitiche e fluttuazioni di prezzo che impattano direttamente sulla stabilità economica e sociale del Paese.

La transizione verso fonti rinnovabili e l’investimento in tecnologie innovative non sono più una scelta, ma un imperativo.

Il saggio non elude le profonde disuguaglianze territoriali che lacerano il tessuto nazionale.

Il drammatico crollo della natalità, sintomo di una crisi demografica più ampia, si intreccia con la significativa quota di popolazione inattiva, in particolare donne, intrappolate in un circolo vizioso di precarietà e marginalizzazione.

Il basso livello di istruzione, riflettente una carenza di investimenti nel capitale umano, aggrava ulteriormente la situazione.
La risoluzione di queste criticità non può essere affrontata esclusivamente a livello nazionale.

È fondamentale un approccio integrato, che preveda un coordinamento efficace con le istituzioni europee.
Questo richiede non solo l’allocazione di risorse adeguate, ma soprattutto l’adozione di nuovi paradigmi politici, che mettano al centro la persona e la sua piena realizzazione, promuovendo l’inclusione sociale e l’innovazione.
La sfida è complessa, ma la posta in gioco – la sopravvivenza di un modello di sviluppo sostenibile e coeso – è troppo alta per essere ignorata.

La “governabilità” delle fragilità italiane passa per una visione coraggiosa e lungimirante, capace di trasformare le debolezze in opportunità di crescita e progresso.

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