domenica 19 Ottobre 2025
18.7 C
Palermo

Cassazione: respinta la confisca a Dell’Utri, un punto fermo

La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto delle richieste di sorveglianza speciale e confisca patrimoniale avanzate dalla Procura di Palermo nei confronti di Marcello Dell’Utri, ex senatore, segnando un punto fermo in una complessa vicenda giudiziaria che intreccia accuse di associazione mafiosa e gestione illecita di capitali.
La decisione della Suprema Corte pone fine a un iter processuale articolato, iniziato con la richiesta di misure cautelari patrimoniali e personali a carico dell’ex parlamentare e dei suoi familiari, la moglie e i tre figli.
La Procura di Palermo, guidata dai magistrati inquirenti, aveva motivato la richiesta di misure di prevenzione con l’obiettivo di interrompere il presunto flusso di risorse economiche derivanti da attività criminali, sostenendo un collegamento tra le proprietà dei soggetti coinvolti e la loro presunta affiliazione a organizzazioni mafiose.

Inizialmente, il Tribunale di Palermo aveva declinato la richiesta, sollevando dubbi sulla sussistenza dei presupposti necessari per l’applicazione delle misure preventive.
La decisione del Tribunale aveva innescato un’impugnazione in appello da parte della Procura, che si era rivolta alla Corte d’Appello di Palermo.

Anche in questa sede, le istanze della Procura erano state respinte, sebbene con motivazioni differenti.

La Corte d’Appello aveva ritenuto che, pur sussistendo elementi di indizio, non fossero sufficientemente provati i nessi diretti tra le attività illecite e le proprietà oggetto di confisca.
Il ricorso alla Cassazione, presentato dalla Procura Generale, mirava a superare le argomentazioni delle Corti inferiori, sostenendo che le decisioni precedenti avessero interpretato erroneamente la normativa in materia di prevenzione dei reati.

Tuttavia, la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso di Marcello Dell’Utri e dei suoi familiari, ha ritenuto che i presupposti per l’applicazione delle misure cautelari non fossero stati adeguatamente dimostrati, confermando i precedenti rigetti.
La vicenda, che vede Marcello Dell’Utri difeso dagli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani, e i suoi familiari assistiti dall’avvocato Francesco Bertorotta, si colloca nel contesto più ampio delle indagini sulla presenza e l’influenza delle organizzazioni mafiose nel tessuto economico e politico italiano.

La decisione della Cassazione, pur rappresentando un insuccesso per la Procura, sottolinea l’importanza di un rigoroso rispetto dei principi del diritto e dell’onere della prova nelle indagini patrimoniali, evidenziando la difficoltà di dimostrare collegamenti diretti tra attività criminali e disponibilità di beni in contesti complessi e spesso opachi.
La sentenza segna un punto fermo in un capitolo delicato della storia giudiziaria siciliana, lasciando aperto il dibattito sull’efficacia delle misure di prevenzione patrimoniale nella lotta alla criminalità organizzata.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap