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martedì 21 Ottobre 2025

La disperata, un tempo, tra le reti.

La Secca di Genn’e Mari, gioiello sommerso nel golfo di Cagliari, un tempo afflitta dalla presenza di attrezzi da pesca abbandonati, ha visto un significativo passo avanti verso il suo recupero ecologico.
L’iniziativa congiunta, orchestrata dal Corpo Forestale, dalla Direzione Generale della Protezione Civile e dall’associazione subacquea di Sinnai, ha portato alla rimozione di una rete di “fantasmi” e di nasse dimenticate, relitti silenziosi di attività umane passate che continuavano a esercitare un impatto devastante sull’ambiente marino.
Queste attrezzature, spesso sommerse a profondità considerevoli, circa trenta metri, rappresentano una seria minaccia per la fauna locale.
Nonostante l’interruzione delle attività di pesca, le reti e le nasse persistono, agendo come trappole mortali.
Pesci di ogni taglia, cefalopodi, crostacei e altre forme di vita marina, incuriositi o intrappolati, finiscono per soccombere per soffocamento, fame o lesioni causate dall’intrappolamento.
Questo fenomeno, amplificato dalla vulnerabilità di specie giovani o particolarmente sensibili, compromette gravemente la salute dell’intero ecosistema, alterando le dinamiche naturali e riducendo la biodiversità.

L’operazione di recupero, condotta da subacquei esperti, ha richiesto precisione e coordinamento.

Le reti, incastrate sul fondale roccioso e spesso gravate da sedimenti, sono state diligentemente disincagliate, imbragate e, grazie all’utilizzo di sofisticati palloni di sollevamento, riportate in superficie per essere caricate sui mezzi nautici di supporto.
La complessità dell’intervento sottolinea la sfida di affrontare l’eredità di pratiche di pesca non sostenibili e la necessità di approcci integrati per la protezione degli ambienti marini.

La scoperta di un esemplare di cernia intrappolato in una delle reti recuperate ha offerto una vivida testimonianza dell’impatto diretto di questi manufatti abbandonati.
La cernia, pesce predatore di importanza ecologica, la cui presenza indica una certa vitalità dell’ecosistema, era a rischio di morte.
L’evento ha ulteriormente rafforzato l’importanza di iniziative come questa, che vanno ben oltre il semplice recupero di oggetti abbandonati.

Si tratta di un intervento cruciale per la tutela ambientale, volto a preservare la ricchezza biologica del golfo di Cagliari e a ripristinare l’equilibrio di un habitat fragile e prezioso.

La rimozione di queste “reti fantasma” rappresenta un tassello fondamentale di un impegno più ampio verso la gestione sostenibile delle risorse marine e la salvaguardia del patrimonio naturale per le generazioni future.

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