26 ottobre 2024 – 09:45
Il Centro di Permanenza Temporanea per stranieri situato a Torino ha destato numerose polemiche nel corso del 2023, nonostante sia stato attivo per soli tre mesi. Definito come il più costoso d’Italia, il Cpr di corso Brunelleschi è stato oggetto di analisi approfondite da parte di ActionAid e del dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, che lo considerano una sorta di estensione carceraria. I dati emersi dal dossier Trattenuti rivelano un quadro allarmante: la percentuale di rimpatri nel 2022 si è fermata al 32%, ben al di sotto della media nazionale.Le critiche nei confronti della struttura torinese sono state molteplici: la Circoscrizione si è schierata contro l’apertura del nuovo Centro per il rimpatrio, denunciando episodi di disordine e suggerendo alternative alla detenzione. Risulta particolarmente preoccupante il dato relativo alle uscite dovute alla scadenza dei termini temporali: nel Cpr di Torino, una persona su cinque viene rilasciata perché non può essere trattenuta oltre i 18 mesi massimi consentiti.Nonostante le richieste esplicite del Consiglio comunale per la chiusura immediata della struttura, sembra che il governo intenda proseguire con le pratiche detentive. Nel 2022, su un totale di 802 casi, solo 25 ingressi provenivano direttamente dal carcere, una percentuale superiore alla media nazionale. Il costo medio per ospitare un singolo individuo nel corso dell’anno precedente si è attestato a oltre 16mila euro, confermando la gravità della situazione economica legata al funzionamento del Cpr.In conclusione, i dati presentati evidenziano la necessità urgente di rivedere le politiche detentive rivolte agli stranieri e implementare misure alternative che possano garantire il rispetto dei diritti umani e una gestione più efficiente delle risorse pubbliche destinate a questo settore delicato della società italiana.
