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martedì 21 Ottobre 2025

Assoluzione piena nel maxiprocesso del Gran Sasso: chiude un’inchiesta complessa.

Il lungo e complesso iter giudiziario, protrattosi per sei anni di istruttoria e otto dalla data degli eventi, si è concluso con un’assoluzione piena per tutti i dieci imputati nel maxi processo svoltosi a Teramo.

La vicenda, alzata a questione pubblica nel 2017, aveva scatenato un’emergenza sanitaria legata alla potabilità delle acque del Gran Sasso, comportando il blocco temporaneo dell’utilizzo dell’acqua in trentadue comuni dell’area teramana.
La sentenza, emessa dal giudice monocratico Claudia Di Valerio, ha accolto la difesa degli imputati, tra cui figure di spicco dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), gestori della Strada dei Parchi e dirigenti di Ruzzo Reti, la società responsabile della distribuzione idrica nel territorio.
Le accuse, inizialmente formulate, riguardavano presunte omissioni e negligenze che avrebbero determinato un inadeguato controllo e una insufficiente gestione dei rischi legati alla qualità delle acque provenienti dalle sorgenti del Gran Sasso.
La peculiarità del caso risiede nella coesistenza, in un’area geograficamente limitata, di infrastrutture con funzioni radicalmente diverse e potenzialmente incompatibili: i laboratori di fisica nucleare, un’arteria autostradale strategica e un complesso sistema di distribuzione idrica destinato al consumo umano.

Questa convivenza, definita da numerosi esperti come un “condominio impossibile”, ha posto l’attenzione sulla necessità di una gestione integrata e multidisciplinare del territorio.

L’inchiesta aveva sollevato interrogativi cruciali sulla responsabilità collettiva e sulla complessità di bilanciare interessi scientifici, infrastrutturali e di pubblica utilità.
La sentenza, pur rappresentando un punto di chiusura del procedimento penale, non preclude la possibilità di valutazioni successive a livello amministrativo o civile, finalizzate a chiarire le dinamiche che hanno portato alla crisi e a definire eventuali misure correttive per prevenire il ripetersi di simili situazioni.
L’episodio ha, in ogni caso, evidenziato la vulnerabilità del sistema idrico e la necessità di rafforzare i controlli e le misure di prevenzione, considerando le complesse interazioni tra attività antropiche e risorse naturali in un contesto montano delicato come quello del Gran Sasso.

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