Un’indagine complessa della Guardia Costiera, orchestrata a ridosso delle coste di Molfetta, nel Baresino settentrionale, ha portato alla luce un’attività di prelievo illegale di datteri di mare di dimensioni allarmanti, con pesanti ripercussioni sull’ecosistema marino.
Sono 57 gli individui ora sottoposti a provvedimenti cautelari nell’ambito di un’inchiesta che solleva interrogativi profondi sulla sostenibilità delle risorse marine e sull’applicazione delle normative ambientali.
L’illecito, che si è protratto per un periodo non ancora quantificato con precisione, ha causato un danno ecologico significativo.
La raccolta indiscriminata dei datteri di mare, molluschi bivalvi che costituiscono una componente fondamentale delle praterie sommerse, ha comportato una vera e propria “devastazione” del fondale marino.
Queste praterie, spesso erroneamente considerate come semplici “erba marina”, svolgono un ruolo cruciale per la salute dell’intero ecosistema: fungono da nursery per numerose specie ittiche, stabilizzano i sedimenti, migliorano la qualità dell’acqua attraverso la filtrazione e costituiscono un importante serbatoio di carbonio azzurro, contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici.
La pratica estrattiva illegale, presumibilmente mirata alla commercializzazione non autorizzata del prodotto, ha minato la capacità di rigenerazione naturale del fondale.
La rimozione massiccia dei datteri di mare ha alterato la composizione biologica del substrato, compromettendo la biodiversità e la resilienza dell’habitat.
Il danno arrecato non si limita alla sola area direttamente interessata dalla raccolta, ma può avere effetti a cascata sull’intera catena alimentare, con conseguenze negative per la pesca locale e per la salute generale del mare Adriatico.
L’accusa di “procacciato disastro ambientale” riflette la gravità del reato contestato, che va oltre la semplice violazione delle normative sulla pesca.
Il termine “procacciato” sottolinea l’intenzione, presunta, di ottenere un profitto attraverso un’azione dannosa per l’ambiente.
L’inchiesta, ora in corso, mira a ricostruire le dinamiche dell’attività illegale, individuando i responsabili e quantificando l’entità del danno economico e ambientale causato.
L’episodio solleva una riflessione più ampia sulla necessità di rafforzare i controlli e i meccanismi di prevenzione per contrastare lo sfruttamento illegale delle risorse marine.
È fondamentale promuovere una cultura della sostenibilità e della responsabilità ambientale, sensibilizzando i pescatori e la collettività sull’importanza di preservare la biodiversità e la salute degli ecosistemi marini.
La protezione dei datteri di mare e delle praterie sommerse rappresenta non solo un imperativo ecologico, ma anche una garanzia per il futuro della pesca e per il benessere delle comunità costiere.
La magistratura, con questa inchiesta, si prefigge di ristabilire un equilibrio e di far luce su una dinamica che rischia di compromettere un patrimonio naturale inestimabile.








