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venerdì 24 Ottobre 2025

Adriatico, retata Poseidon: sfruttto illegale dei datteri di mare

Un’indagine complessa e di ampio respiro ha portato alla luce una rete di attività illegali che hanno gravemente compromesso l’integrità degli ecosistemi marini adriatici, scuotendo le dinamiche socio-economiche di una comunità legata da tempo alla raccolta del dattero di mare.
L’operazione, denominata “Poseidon”, condotta dalla Procura della Repubblica di Trani in collaborazione con la Capitaneria di Porto di Molfetta, ha svelato un sistema consolidato di sfruttamento predatorio che, dietro la patina di una tradizione locale, nascondeva profitti illeciti e una profonda disattenzione verso la salvaguardia del patrimonio ambientale.

L’inchiesta, avviata due anni fa a seguito di un sequestro, ha portato all’emissione di 57 provvedimenti restrittivi, tra arresti in carcere, domiciliari, obblighi di dimora e divieti di esecuzione di attività imprenditoriali.
Oltre alle persone fisiche, sono coinvolti tre enti, accusati di illeciti amministrativi e di aver favorito l’attività criminale.
Le accuse contestate spaziano dall’associazione a delinquere al danneggiamento di beni paesaggistici, passando per l’inquinamento ambientale, il disastro ecologico, le minacce a pubblici ufficiali e una serie di irregolarità amministrative.
Il modus operandi era crudele: l’estrazione dei datteri di mare, molluschi sessili che formano vere e proprie foreste sottomarine, avveniva attraverso l’utilizzo di strumenti pneumatici, prevalentemente martelli subacquei, capaci di arrecare danni irreversibili al delicato equilibrio del fondale.
Questa pratica distruttiva, spesso condotta in assenza di autorizzazioni e con totale disprezzo delle normative vigenti, ha portato alla progressiva desertificazione di ampie aree costiere, compromettendo la biodiversità marina e la riproduzione di numerose specie.

L’indagine ha permesso di ricostruire una filiera criminale ramificata, che partiva dalla raccolta illegale per giungere all’intermediazione, all’acquisto e alla rivendita dei datteri di mare.

I proventi complessivi, stimati in oltre mezzo milione di euro, non riflettono in alcun modo il costo ambientale, quantificabile in un danno inestimabile.

“Si è trattato di una vera e propria estrazione industriale, mascherata da attività di raccolta artigianale”, ha spiegato il procuratore Renato Nitti, sottolineando la consapevolezza di illegittimità dimostrata dagli indagati.

I ruoli all’interno della rete erano ben definiti: i “dattaroli”, responsabili della raccolta subacquea; gli intermediari, che gestivano i contatti con ristoranti, pescherie e acquirenti; e i finanziatori, che fornivano i mezzi e le risorse necessarie.

La collaborazione tra i gruppi era meticolosamente pianificata, con una divisione dei compiti volta a evitare controlli e massimizzare i profitti.
Il comandante della Capitaneria di Porto di Molfetta, il capitano di fregata Raffaello Muscariello, ha evidenziato l’importanza cruciale delle intercettazioni telefoniche, che hanno consentito di ricostruire le dinamiche interne alla rete criminale e di accertare la piena consapevolezza degli indagati.

L’Ammiraglio Donato De Carolis, Comandante delle Operazioni Navali, ha confermato che gli strumenti di investigazione tradizionali, come le intercettazioni, rimangono vitali per contrastare attività illegali complesse e sofisticate, spesso radicate in contesti socio-culturali specifici.
L’operazione “Poseidon” non solo rappresenta un successo giudiziario, ma anche un’occasione per riflettere sulla necessità di ripensare le dinamiche socio-economiche legate alla raccolta del dattero di mare, promuovendo pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente, che conciliino le esigenze della comunità locale con la tutela del patrimonio marino.

La preservazione di questo ecosistema fragile e prezioso è una responsabilità collettiva, che esco inizialCan.

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