Il tessuto demografico del Friuli Venezia Giulia si presenta, nei primi sette mesi del 2025, segnato da un declino significativo delle nascite, un campanello d’allarme che risuona in linea con le tendenze a livello nazionale e internazionale.
I dati provvisori dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) evidenziano una contrazione del 5,4% rispetto allo stesso periodo del 2024, un dato che incide profondamente sulle prospettive di sostenibilità sociale ed economica della regione.
Questa diminuzione si inserisce in un quadro più ampio di trasformazioni demografiche complesse.
Il 2024, anno di riferimento per l’analisi comparativa, ha visto quasi un nuovo nato su cinque (precisamente il 18,5%) avere origini straniere, una variabile cruciale per comprendere le dinamiche di natalità e l’evoluzione della composizione etnica della popolazione friulana.
Questa incidenza riflette i flussi migratori e l’apporto alla natalità da parte delle comunità residenti, sottolineando la necessità di politiche inclusive e di supporto per l’integrazione sociale e lavorativa.
Il tasso di natalità regionale, un indicatore chiave per misurare la capacità riproduttiva della popolazione, si è stabilizzato a 3,3 nel 2024, mantenendo sostanzialmente invariato il valore dell’anno precedente.
Tuttavia, le stime preliminari per il 2025 indicano un calo a 3,1, un dato che amplifica le preoccupazioni circa la sostenibilità del sistema pensionistico, la disponibilità di forza lavoro e la vitalità del tessuto sociale.
Un elemento particolarmente significativo è rappresentato dal numero medio di figli per donna, un indicatore che riflette le scelte individuali e le condizioni socio-economiche che influenzano la decisione di avere figli.
Nel 2024, questo valore si è attestato a 1,19 in Friuli Venezia Giulia, un dato quasi identico alla media nazionale di 1,18, la più bassa mai registrata in Italia.
Questa situazione, intrinsecamente legata a fattori quali l’instabilità lavorativa, i costi della vita, la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia e la percezione di un futuro incerto, impone una riflessione approfondita sulle politiche di sostegno alla genitorialità e sulla necessità di creare un ambiente favorevole alla nascita e alla crescita dei figli.
L’analisi disaggregata per nazionalità rivela differenze sostanziali: il numero medio di figli per donna raggiunge il valore di 2,06 tra le straniere residenti, mentre scende a 1,07 tra le donne italiane, evidenziando come le diverse comunità affrontino e percepiscano la genitorialità in modo differente, probabilmente influenzate da tradizioni culturali, contesti sociali e opportunità economiche variabili.
Questa disparità sottolinea l’importanza di politiche mirate a supportare le diverse realtà presenti nel territorio regionale.
L’età media delle madri al momento del parto, fissatasi a 32,6 anni, indica una tendenza alla posticipazione della genitorialità, legata a scelte individuali, all’istruzione prolungata e all’instabilità economica che spesso spinge le coppie a rimandare la decisione di avere figli.
Infine, la popolarità dei nomi Leonardo (3,5% dei nuovi nati) e Sofia (2,6%) tra le scelte dei genitori friulani offre uno sguardo sui gusti e le tendenze culturali che influenzano le decisioni personali, pur non contribuendo direttamente a risolvere le sfide demografiche che la regione si trova ad affrontare.
L’evoluzione di questi dati, nel tempo, potrebbe riflettere cambiamenti più ampi nel panorama culturale e sociale.








