La battaglia per il ripristino della legalità nell’assegnazione delle case popolari a Palermo si rivela un percorso arduo e costellato di minacce, un conflitto che esprime la forza radicata di un racket predatorio.
Fabrizio Ferrandelli, assessore comunale all’Emergenza abitativa, descrive un contesto di profonda illegalità dove ogni azione volta a riacquisire gli immobili occupati rappresenta una diretta aggressione agli interessi di organizzazioni criminali.
Il cuore del problema non risiede negli “sgomberi”, come spesso viene erroneamente percepito, ma in un processo di recupero di beni comunali che potrebbero essere destinati a famiglie in stato di bisogno.
Questo processo sottrae alla criminalità organizzata un lucrativo mercato nero, stimato in una cifra compresa tra i 10 e i 15 mila euro per ogni alloggio abusivo.
Un’infiltrazione che sfrutta la disperazione abitativa per generare profitto, perpetuando un ciclo di marginalizzazione e precarietà.
L’assessore evidenzia come l’azione amministrativa sia sempre accompagnata da un’attenta valutazione dei servizi sociali, per garantire che il recupero degli immobili avvenga nel rispetto dei diritti e delle necessità delle persone.
Quando un immobile torna disponibile, l’assegnazione avviene sulla base di una graduatoria in continuo aggiornamento, con l’obiettivo di ridurre il divario tra la domanda (340 famiglie in emergenza) e l’offerta (140 immobili assegnati, un dato significativamente superiore rispetto ai 10-12 degli anni precedenti).
Ferrandelli non nasconde la gravità della situazione, riferendo di aver avuto contatti inquietanti con figure legate alla criminalità palermitana, e di aver ricevuto minacce reiterate sui social media, che vanno dalla minaccia alla famiglia, all’accusa di essere un “sbirro” che “scherza con il fuoco”.
Queste intimidazioni sono la manifestazione tangibile della resistenza che l’amministrazione comunale incontra nel tentativo di disarticolare questo sistema illegale.
A Palermo, il dato allarmante è che su circa 4000 immobili comunali, ben 700 sono occupati abusivamente.
Questo scenario rivela la portata del problema e l’urgenza di un intervento risolutivo, che non si limiti alla mera riacquisizione degli immobili, ma che affronti le cause profonde di questa situazione: la disuguaglianza sociale, la precarietà lavorativa e la mancanza di opportunità, fattori che rendono le persone vulnerabili allo sfruttamento da parte della criminalità organizzata.
La lotta per la casa non è solo una questione di edilizia, ma una battaglia per la dignità e la giustizia sociale.








