L’ombra lunga di un inganno, protratto per generazioni, si condensa ora in una verità ineludibile: l’omicidio di Piersanti Mattarella, figura chiave nella storia politica siciliana, non è stato un tragico evento isolato, ma il risultato di una deliberata operazione di occultamento e depistaggio, orchestrata con la complicità di elementi interni alle istituzioni.
Il 6 gennaio 1980, il Presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, veniva brutalmente assassinato mentre si recava a messa con la sua famiglia, a Palermo.
Il suo tentativo di intaccare le radici profonde e simbiotiche tra la mafia e il potere politico, di edificare un’amministrazione trasparente e al servizio dei cittadini, rappresentava una minaccia inaccettabile per un sistema consolidato, permeato dalla corruzione e dalla collusione.
L’inchiesta che ne seguì, inizialmente promettente, fu progressivamente soffocata da ostacoli inspiegabili, depistaggi mirati e silenzi eloquenti.
Testimonianze cruciali vennero ignorate o screditate, indagini promettenti vennero bruscamente interrotte, piste potenzialmente decisive vennero abbandonate in circostanze poco chiare.
Un muro di gomma, inattaccabile, sembrava proteggere gli artefici di quell’atroce crimine.
La persistenza di anomalie procedurali, l’impossibilità di ottenere piena trasparenza negli atti processuali, il reiterato ricorso a interpretazioni giuridiche tendenziose, hanno alimentato nel tempo un crescente sospetto: l’omicidio Mattarella era stato oggetto di una vera e propria operazione di Stato, finalizzata a proteggere i responsabili, a soffocare la verità e a preservare uno status quo illegale.
La ricostruzione di questi intricati intrecci, resa possibile dalle recenti indagini e dalle testimonianze emerse, rivela un quadro allarmante: una rete di relazioni opache, compromessi inconfessabili, connivenze inaccettabili, che ha coinvolto esponenti delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica.
La famiglia Mattarella, da sempre animata da un profondo senso di giustizia e dalla volontà di onorare la memoria del suo capofamiglia, ha perseguito incessantemente la ricerca della verità, superando ostacoli e resistenze, affrontando minacce e intimidazioni.
La sua tenace battaglia ha contribuito a mantenere viva la speranza in un futuro in cui la giustizia possa finalmente trionfare.
L’eredità di Piersanti Mattarella, al di là del dolore e dell’ingiustizia, rappresenta un monito per le generazioni future: la difesa della legalità, la trasparenza dell’azione amministrativa, l’impegno per la giustizia sociale, sono valori imprescindibili per la costruzione di una società libera, democratica e giusta.
Il suo sacrificio non può e non deve essere dimenticato.
La verità, seppur tardivamente, deve emergere, per restituire dignità alla sua memoria e per illuminare il cammino verso un futuro migliore per la Sicilia e per l’Italia intera.







