A Bologna si è aperto un complesso procedimento giudiziario che getta luce su un presunto schema fraudolento nell’ambito degli investimenti in crediti immobiliari deteriorati.
Al centro dell’attenzione due avvocati, Rosa Mauro e Marco Landolfi, insieme alla sorella di Mauro, Carmelina, e alla nipote Asaea Maria Zoppoli, accusati di aver orchestrato una truffa che ha causato un ingente danno economico alla persona offesa.
La vicenda, che si dipana a partire dal 2019, è stata sollevata dal pubblico ministero Giampiero Nascimbeni, il quale ha richiesto e ottenuto il rito immediato, accelerando la fase processuale.
Il nucleo dell’accusa riguarda la presunta violazione delle norme che regolano l’attività finanziaria, concretizzatasi attraverso la presentazione di opportunità di investimento in crediti ipotecari “sofferenza” come estremamente vantaggiose.
Secondo l’accusa, i quattro imputati, agendo in concorso, avrebbero deliberatamente ingannato la vittima, facendole credere di poter accedere a opportunità esclusive grazie a contatti privilegiati con società specializzate nel settore.
Il risultato? La vittima, indotta in errore, ha versato ingenti somme di denaro, complessivamente 85.000 euro, sui conti correnti gestiti da Landolfi e Zoppoli.
L’inganno si è consumato attraverso una narrazione accuratamente costruita, in cui Rosa Mauro sembra aver giocato un ruolo chiave, presentando gli investimenti come occasioni uniche e irripetibili, capaci di generare rendimenti elevati.
La vittima, affidandosi a questa promessa, ha effettuato i versamenti.
Successivamente, la dinamica si è evoluta in una spirale di obbligazioni: alla vittima è stato proposto di riconoscere un debito di pari importo, con la falsa promessa di poter recuperare così i capitali investiti.
Questo riconoscimento, però, si è rivelato essere un ulteriore strumento per perpetrare l’inganno, aprendo la strada a un’azione civile nei confronti della vittima stessa, volta a recuperare somme che non erano mai state dovute.
La ricostruzione documentale, presentata dalla parte civile e curata dall’avvocato Simone Romano, evidenzia la completa assenza dei crediti ipotecari promessi, rivelando la falsità della documentazione fornita e l’assenza di qualsiasi autorizzazione per operare come intermediari finanziari.
Si è inoltre riscontrato l’utilizzo improprio di elementi distintivi e denominazioni di società esistenti, creando un’apparente legittimità all’operazione.
L’insieme di questi elementi ha contribuito a creare un rapporto di fiducia ingannevole, sfruttato per ottenere la firma di riconoscimenti di debito completamente fittizi.
L’avvocato Romano sottolinea l’importanza di questa fase processuale come un passo cruciale per ottenere il riconoscimento del profondo stress e delle sofferenze economiche patite dal suo assistito.
La vicenda, che si preannuncia complessa, coinvolge un team di difensori, tra cui Carmela Gigante, Alessandro Tedesco e Gianpaolo Catanzariti, i quali si occuperanno di presentare le argomentazioni a discolpa degli imputati.
Il processo si prefigge di fare luce sulle dinamiche di un sofisticato schema fraudolento, sollevando interrogativi importanti sulla regolamentazione del mercato dei crediti deteriorati e sulla tutela degli investitori meno esperti.






