Le strade di Sorrento si tinsero di violenza quella sera d’autunno, quando un giovane diciottenne fu circondato da un branco di coetanei e brutalmente aggredito. La sua colpa? Aver difeso un amico da un’ingiusta vendetta scatenata da gelosie adolescenziali. Le immagini della violenza si diffusero rapidamente, scuotendo la comunità e spingendo i genitori della vittima a denunciare il vile pestaggio alle autorità competenti.I carabinieri, prontamente intervenuti, avviarono un’indagine serrata che portò all’identificazione e all’arresto dei sei aggressori, tutti giovani dai 18 ai 20 anni. Le misure cautelari emesse stabilirono gli arresti domiciliari come forma di restrizione per garantire la sicurezza della vittima e impedire ulteriori atti di violenza.Il giovane ferito dovette sottoporsi a delicati interventi chirurgici per rimediare alle gravi lesioni riportate durante l’aggressione, con una prognosi che prevedeva almeno tre o quattro mesi di ripresa. Tutto questo per motivi futili e incomprensibili agli occhi della ragione.La solidarietà della comunità locale si manifestò con vigore, condannando fermamente ogni forma di violenza gratuita e offrendo supporto alla famiglia del giovane malmenato. L’episodio servì anche da monito per sensibilizzare sui rischi legati all’escalation delle tensioni giovanili e sull’importanza dell’emergere tempestivo di segnali di disagio emotivo tra i ragazzi.In un contesto segnato da conflitti generazionali e fragilità relazionali, il gesto coraggioso del ragazzo agito nell’intento di difendere un amico assumeva una valenza simbolica importante, richiamando alla solidarietà e alla coesione sociale come antidoti contro l’odio e la violenza che minacciano il tessuto civile della società.
Le strade di Sorrento: l’aggressione al giovane difensore dell’amicizia
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