La decisione della Corte dei Conti, che ha respinto il visto alla delibera del Cipess del 6 agosto, rappresenta un punto di svolta cruciale nella vicenda del Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera che ha segnato profondamente il dibattito pubblico e l’utilizzo delle risorse nazionali per oltre trent’anni.
Lungi dall’essere una semplice notizia, si configura come una significativa opportunità per interrompere un percorso costellato di controversie, sprechi e promesse disattese.
Il progetto, fin dalle sue origini, ha generato un acceso confronto tra sostenitori, che ne esaltavano i benefici in termini di sviluppo infrastrutturale e integrazione territoriale, e oppositori, che ne denunciavano la complessità tecnica, i costi esorbitanti e l’impatto ambientale devastante.
Le argomentazioni riguardavano non solo la fattibilità ingegneristica, ma anche la reale capacità di generare benefici economici e sociali duraturi, bilanciando i costi con i potenziali vantaggi.
Le dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che preannunciavano un nuovo inizio dei lavori, appaiono ora in contrasto con la decisione della Corte dei Conti, evidenziando una divergenza di prospettive che riflette le divisioni ancora presenti nel panorama politico ed economico.
L’invito alla vigilanza formulato dai comitati “No Ponte – Capo Peloro” sottolinea la necessità di non accettare manovre volte a riproporre un progetto fallace, ma di perseguire soluzioni alternative per lo sviluppo sostenibile del territorio.
La decisione della Corte dei Conti non deve essere interpretata come un semplice epilogo, ma come un’occasione per un profondo ripensamento delle politiche infrastrutturali del Paese.
L’opera, come sottolineato da Armando Hyerace, segretario generale del Partito Democratico di Messina, si è trasformata in una “bufala” che ha assorbito ingenti risorse pubbliche senza produrre risultati tangibili.
L’auspicio è che il Ministro Salvini prenda atto della situazione, assumendosi la responsabilità di un’opera che ha contribuito a compromettere l’efficienza della spesa pubblica e a generare frustrazione nella cittadinanza.
L’annuncio del corteo del 29 novembre e dei relativi festeggiamenti riflette un sentimento diffuso di sollievo e speranza in un futuro in cui le risorse saranno destinate a progetti più efficaci e sostenibili, che rispondano ai reali bisogni del territorio e favoriscano un’equilibrata distribuzione delle opportunità.
Il futuro del ponte, e del territorio che lo riguarda, necessita di un approccio più pragmatico e attento alle esigenze locali, puntando su soluzioni innovative e condivise, che tengano conto delle implicazioni ambientali, sociali ed economiche a lungo termine.







