Il nodo dell’accoglienza, alimentato da recenti trasferimenti di richiedenti asilo dall’Aquila verso strutture esterne, riemerge con forza nel panorama politico locale, sollevando interrogativi complessi sulla gestione dei flussi migratori e sulla sostenibilità delle politiche sociali.
La questione non si limita all’emergenza abitativa, ma si radica in una riflessione più ampia sull’utilizzo delle risorse pubbliche e sulla responsabilità collettiva.
Il Consigliere Comunale Lorenzo Rotellini, voce in rappresentanza dell’Avs, denuncia una situazione inaccettabile: la presenza, annuale e prolungata, di decine di individui privi di un adeguato supporto, esposti alle intemperie e privi di punti di riferimento stabili.
La sua proposta di istituzione di un dormitorio pubblico nel capoluogo mira a fornire una risposta concreta a questa emergenza umanitaria.
L’opposizione, rappresentata dai Consiglieri Gianni Padovani ed Enrico Verini, sposta l’attenzione sul futuro del Progetto Case, un patrimonio immobiliare che necessita di una ridefinizione strategica.
Si propone una discussione consiliare volta a valorizzare tale patrimonio, destinandolo a progetti sociali mirati e a soluzioni abitative per studenti, promuovendo al contempo la demolizione delle strutture più obsolete e gravose dal punto di vista economico.
La preoccupazione è quella di evitare l’abbandono e il degrado degli immobili, con il rischio che questi vengano occupati illegalmente, aggravando ulteriormente la gestione del fenomeno migratorio a livello locale, in assenza di un coordinamento a livello nazionale.
La risposta del Sindaco Pierluigi Biondi, veicolata attraverso i social media, respinge le accuse di negligenza e rivendica l’impegno dell’amministrazione locale.
Qualifica di “bestialità” la descrizione di una popolazione senzatetto stabilmente presente in città, ricordando l’iniziativa “Invisibili”, realizzata in collaborazione con la Croce Rossa, che attualmente offre alloggio a dieci persone in soluzioni abitative dignitose, in contrasto con la stigmatizzazione dei dormitori promiscui.
Biondi sottolinea inoltre che i trasferimenti dei richiedenti asilo non sono eventi casuali, ma il risultato di un meccanismo di “arrivo a chiamata”, manipolato da movimenti antagonisti, e motiva la loro destinazione a strutture esterne con la constatazione della disponibilità di posti, evitando un ulteriore sovraccarico sulla città.
La vicenda apre un dibattito cruciale sulla responsabilità condivisa nella gestione dei flussi migratori, sulla necessità di coordinamento a livello nazionale e regionale, e sull’importanza di garantire condizioni di dignità e sicurezza sia per i migranti che per la comunità ospitante.
Si pone la sfida di superare approcci emergenziali e stigmatizzanti, a favore di politiche strutturali e inclusive che affrontino le cause profonde della migrazione e promuovano l’integrazione reale.
La valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, come il Progetto Case, diventa un’opportunità per creare soluzioni abitative innovative e sostenibili, rispondendo alle esigenze abitative di diverse categorie di cittadini, studenti e migranti, contribuendo così a costruire una comunità più coesa e resiliente.






