Il 2024 si sta rivelando un anno difficile per le Alpi e i loro ghiacciai, nonostante le nevicate tardive dello scorso marzo. I segni del cambiamento climatico sono sempre più evidenti, con i ghiacciai che si ritirano rapidamente su tutto l’arco alpino, causando impatti significativi sugli ecosistemi e sulla biodiversità.Legambiente ha redatto un bilancio dettagliato in occasione della giornata internazionale della montagna, utilizzando i dati del quinto report della Carovana dei ghiacciai intitolato “Gli effetti della crisi climatica sui ghiacciai, sull’ambiente alpino e sulla biodiversità”. Questo studio è stato realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico e Cipra Italia ed è stato presentato all’Università Bicocca di Milano.Uno degli esempi più significativi di questa situazione critica è rappresentato dal ghiacciaio dell’Adamello, il più grande delle Alpi italiane, che nel corso del 2024 ha registrato una perdita di spessore nel settore frontale pari a 3 metri e ha subito effetti dovuti alla fusione fino a quota 3100 metri. Si stanno verificando anche collassi circolari a causa della contrazione della massa glaciale.Una foto emblematica scattata a settembre mostra il ghiacciaio con la fronte completamente scoperta nonostante i 6 metri di neve misurati sul Pian di Neve del Ghiacciaio alla fine della primavera.Anche altri ghiacciai stanno soffrendo le conseguenze di questo cambiamento climatico: il ghiacciaio del Careser nel Gruppo Ortles-Cevedale ha registrato una perdita media di spessore di 190 centimetri, mentre in Alto Adige i Ghiacciai della Vedretta Lunga nella Val Martello e della Vedretta di Ries nella Valle Aurina hanno subito una riduzione delle lingue glaciali compresa tra uno e due metri. Questi sono solo alcuni esempi dei danni provocati dalla crisi climatica sui preziosi ghiacciai alpini.
Crisi climatica: ghiacciai alpini in pericolo, segni evidenti del cambiamento – Legambiente preoccupata
Date: