L’imminente apertura di un nuovo punto vendita “In’s Mercato” lungo la Strada Provinciale 222 a Castellamonte segna un’evoluzione, non priva di tensioni, nel tessuto commerciale locale.
L’infrastruttura, situata in un’area precedentemente designata come commerciale nel Piano Regolatore del 2017, rappresenta un’espansione significativa per la grande distribuzione organizzata nel Canavese, aggiungendosi a una già presente offerta di servizi, con la vicinanza di strutture come il Penny e il Bennet.
Lungi dall’entusiasmo generalizzato, l’avvento del nuovo supermercato ha innescato un vivace dibattito nella comunità, alimentato da interrogativi fondamentali che investono la pianificazione urbanistica e la vitalità del commercio di prossimità.
La domanda centrale che emerge è se l’ulteriore investimento in un’area già densa di servizi simili sia realmente giustificato da un’effettiva necessità della popolazione, o se si tratti di una sovrapposizione che rischia di erodere la capacità di risposta del commercio tradizionale.
Le critiche non si limitano alla mera questione dell’utilità.
Si solleva, con forza, la preoccupazione per l’impatto sulla sostenibilità del territorio.
L’occupazione di suolo agricolo, o aree a vocazione diversificate, per l’insediamento di un’infrastruttura di queste dimensioni, apre un dibattito più ampio sulla pianificazione a lungo termine e sulla necessità di equilibrare lo sviluppo economico con la tutela ambientale e culturale.
La risposta dell’Amministrazione Comunale, guidata dal sindaco Pasquale Mazza e dal vicesindaco Teodoro Medaglia, si concentra sulla continuità delle decisioni prese dai precedenti amministratori e sulla necessità di non compromettere gli investimenti già effettuati, evidenziando come i relativi oneri di urbanizzazione fossero già stati saldati.
Si tenta di mitigare le preoccupazioni relative al commercio locale sostenendo che, trattandosi di un discount, l’impatto negativo dovrebbe essere limitato.
Tuttavia, questa affermazione non sembra placare le resistenze, poiché il modello di business dei discount è spesso associato alla concorrenza sleale nei confronti delle piccole imprese, che faticano a sostenere la pressione dei prezzi aggressivi e delle economie di scala.
L’apertura del nuovo supermercato rappresenta, in definitiva, un punto di svolta che obbliga la comunità a riflettere criticamente sul futuro del commercio, sulla necessità di ripensare i modelli di sviluppo e sulla responsabilità di preservare l’identità e la vivacità del territorio, al di là delle logiche di breve termine e degli interessi economici prevalenti.
Il caso si configura, quindi, come un campanello d’allarme, un monito a favorire una pianificazione urbanistica partecipata e attenta alle esigenze reali della popolazione, piuttosto che cedere a decisioni affrettate e potenzialmente dannose per il benessere collettivo.








