Un’operazione di contrasto alle nuove forme di criminalità organizzata ha portato all’arresto di tre individui a Roma, smantellando una rete di spaccio di sostanze stupefacenti che sfruttava a pieno le potenzialità dei social media e delle criptovalute per eludere i controlli e riciclare ingenti capitali illeciti.
L’attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma-Eur e dalla Sezione Criptovalute del Comando Antifalsificazione Monetaria, ha svelato un sistema complesso e sofisticato, radicato nella capacità di adattamento del crimine contemporaneo all’era digitale.
Il modus operandi del gruppo criminale si articolava attorno alla vendita online di cocaina, hashish e marijuana, veicolata attraverso canali privilegiati come Telegram e Instagram.
Questo approccio permetteva di raggiungere un vasto bacino di potenziali clienti, mantenendo al contempo un profilo basso e riducendo al minimo i rischi di intercettazione.
Il pagamento, effettuato prevalentemente attraverso wallet digitali, spesso in criptovalute, rappresentava la chiave per un riciclo del denaro particolarmente difficile da tracciare.
Le consegne, affidate a corrieri, completavano la filiera, garantendo la distribuzione della droga in diverse aree della città e limitare il coinvolgimento diretto dei principali responsabili.
Le accuse mosse agli arrestati includono grave indiziato di vendita e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, mentre uno dei tre è anche accusato di riciclaggio e auto-riciclaggio, una circostanza che evidenzia la sofisticatezza del sistema messo in atto per occultare l’origine illecita dei profitti derivanti dal traffico di droga.
La struttura operativa del gruppo si irradiava da una base logistica centrale, un appartamento situato in una zona periferica di Roma, dove veniva immagazzinata la droga, confezionata in pacchi e sigillata con etichette contraffatte di servizi postali, per simulare spedizioni legali.
Durante un’accurata perquisizione, i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato un quantitativo significativo di hashish (15 kg), un’arma semiautomatica Browning calibro 9 con matricola abrasa, una quantità di farmaci psicotropi (Rivotril) e persino ordigni esplosivi (bombe carta), elementi che suggeriscono un’organizzazione capace di escalation e potenzialmente pericolosa per la sicurezza pubblica.
L’indagine, avviata nel 2023, ha preso le mosse dall’analisi approfondita di piattaforme di scambio di criptovalute, intestate a uno degli indagati.
Queste piattaforme costituivano il punto cruciale per il riciclo del denaro sporco.
L’attività di riciclaggio consisteva nel depositare ingenti somme di denaro di provenienza illecita nel portafoglio elettronico di un cittadino cinese, già arrestato in precedenza.
Successivamente, le criptovalute venivano convertite in denaro contante attraverso manovre complesse, volte a offuscare le tracce della loro origine illecita, per poi reintrodurle nel sistema finanziario legale sotto una veste apparentemente pulita.
Questo sofisticato sistema di riciclaggio dimostra una profonda conoscenza dei meccanismi finanziari e una volontà di aggirare i controlli e le normative vigenti.
L’operazione testimonia l’evoluzione del crimine organizzato, che, sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, crea reti sempre più complesse e difficili da smantellare.
L’impiego di criptovalute e di piattaforme di social media per la vendita e il riciclo di denaro illecito richiede un approccio investigativo multidisciplinare, che combini competenze tecniche e finanziarie, e che coinvolga le forze dell’ordine, le autorità giudiziarie e gli esperti del settore.
L’efficacia dell’azione di contrasto dipende dalla capacità di adattamento alle nuove forme di criminalità e dalla costante innovazione delle tecniche investigative.







