Nel silenzio carcerario di Enna, domani si aprirà un nuovo capitolo nell’indagine sulla tragica morte di Giuseppe Di Dio, il sedicenne spento in un contesto di violenza a Capizzi.
Giacomo Frasconà Filaro, figura centrale in questo intricato scenario, sarà sottoposto ad interrogatorio, affiancato dal padre, Antonio, e dal fratello, Mario, anch’essi in stato di detenzione.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Felice Lo Furno, ha annunciato la collaborazione dei propri assistiti, con l’intento di delineare una narrazione che possa portare chiarezza sulla dinamica degli eventi.
La ricostruzione fornita dal penalista non dipinge un quadro lineare, ma suggerisce un contesto pregno di tensioni preesistenti.
Secondo la difesa, Giacomo Frasconà Filaro sarebbe stato oggetto di ripetute vessazioni da parte della vittima, umiliazioni che avrebbero innescato una spirale di rancore culminata in una fisica aggressione.
I segni di tale violenza, sostiene l’avvocato, sono ancora visibili sul corpo del giovane, testimonianza tangibile di una pregressa escalation di soprusi.
La versione presentata dalla difesa introduce elementi cruciali per comprendere le azioni successive.
Si afferma che, a seguito del pestaggio, Giacomo si sarebbe rifugiato in una dimora abbandonata, dove avrebbe recuperato un’arma da fuoco.
Un evento successivo, di cui si ignora la fonte, avrebbe allertato i familiari, spingendo Antonio e Mario a intraprendere una ricerca affannosa per scongiurare un’azione impulsiva da parte del figlio.
La ricostruzione prosegue con un quadro di intervento paterno e fraterno, volto a gestire la situazione.
I due, secondo la difesa, avrebbero rintracciato Giacomo, conducendolo in auto con l’obiettivo di evitare una drammatica escalation. In quel momento, il giovane, apparentemente aver risolto la rabbia, avrebbe espresso il desiderio di fermarsi davanti al bar per acquistare una bevanda.
Lì, in circostanze ancora da chiarire compiutamente, si sarebbe consumata la tragedia che ha posto fine alla vita di Giuseppe Di Dio.
La versione fornita solleva interrogativi complessi, che richiedono un’analisi approfondita e indipendente.
L’accusa, ovviamente, avrà il compito di verificare la coerenza e la veridicità di tale ricostruzione, alla luce degli elementi probatori raccolti.
La complessità del caso, che coinvolge dinamiche familiari e presunte vessazioni preesistenti, richiede una gestione giudiziale attenta e imparziale, al fine di accertare la verità e garantire la giustizia per la vittima e i suoi familiari.
L’interrogatorio di domani rappresenta un momento cruciale in questo percorso, che si preannuncia lungo e tormentato.







