L’ipotesi di una riduzione del venti percento alla Politica Agricola Comune (PAC) per la Valle d’Aosta solleva interrogativi profondi e pone a rischio la resilienza di un tessuto economico e sociale intrinsecamente legato al territorio.
Come evidenziato dalla presidente regionale di Coldiretti, Alessia Gontier, e riaffermato durante l’incontro con la Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, una simile contrazione delle risorse rappresenterebbe un colpo durissimo per le aziende agricole valdostane, spesso di dimensioni ridotte e localizzate in aree marginali, caratterizzate da difficoltà geografiche e infrastrutturali.
La PAC, in questo contesto, non è semplicemente un meccanismo di finanziamento, ma un elemento cruciale per la sopravvivenza e lo sviluppo di queste aziende.
La riduzione delle risorse disponibili limiterebbe drasticamente la loro capacità di investire in pratiche agricole innovative, volte a migliorare la sostenibilità ambientale e a garantire prodotti di alta qualità, rispondendo alle crescenti esigenze dei consumatori e alle sfide poste dal cambiamento climatico.
Si comprometterebbe, dunque, un percorso di modernizzazione e valorizzazione del settore primario, essenziale per la competitività a livello europeo.
Il documento presentato a Metsola da Coldiretti delinea proposte concrete per la futura PAC, denunciando il taglio previsto nel Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034.
La diminuzione del bilancio agricolo europeo, da 386 a 297,5 miliardi di euro, non è una semplice variazione numerica, ma un segnale di una possibile deriva nella politica europea verso una visione riduttiva del ruolo dell’agricoltura.
Questo indebolimento del settore agricolo mette a rischio non solo la redditività delle aziende, ma anche la stabilità delle comunità rurali, che dipendono da esse per la creazione di posti di lavoro e la salvaguardia del paesaggio.
Il direttore di Coldiretti Valle d’Aosta, Elio Gasco, sottolinea con forza la necessità di un cambio di rotta da parte del Parlamento Europeo, affinché riaffermi la centralità dell’agricoltura nella costruzione del futuro dell’Unione.
La difesa della PAC si configura, in ultima analisi, come la difesa della sovranità alimentare, un diritto fondamentale dei cittadini europei.
Dipendere da importazioni a basso costo, provenienti da paesi con standard inferiori, significherebbe compromettere la qualità e la sicurezza degli alimenti consumati, oltre a creare una pericolosa dipendenza esterna.
Si tratterebbe di una scelta miope, che ignora i benefici economici, ambientali e sociali derivanti da un’agricoltura europea forte e sostenibile.
L’agricoltura, in definitiva, è un pilastro della sicurezza, della resilienza e della coesione sociale dell’Europa.








