La recente vicenda del rave party di Halloween a Campogalliano, culminata in un episodio di scontro tra partecipanti e forze dell’ordine, ha risvegliato un dibattito cruciale: la necessità urgente di preservare e valorizzare un patrimonio industriale e architettonico di inestimabile importanza per l’Italia.
La Fabbrica Blu Bugatti, un tempo fiore all’occhiello dell’ingegneria italiana e icona indiscussa della Motor Valley, si trova oggi ad affrontare un momento di profonda transizione, segnato da abbandono e degrado.
Costruita nel 1990 su progetto dell’architetto Giampaolo Benedini, la fabbrica incarnava una visione futuristica dell’industria, proiettata nel futuro con linee innovative e tecnologie all’avanguardia.
Fu qui che nacque la leggendaria EB110, una supercar che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’automobilismo, simbolo di potenza, design e eccellenza italiana.
La sua realizzazione non fu solo un evento industriale, ma un momento di orgoglio nazionale, testimonianza della capacità del nostro paese di competere ai massimi livelli.
Il fallimento di Bugatti Automobili nel 1995 ha segnato l’inizio di un periodo di incertezza per la fabbrica.
Passata attraverso le mani di diversi curatori fallimentari, ha trovato un’inattesa protezione grazie alla famiglia Pavesi, custodi dedicati che, in accordo con i proprietari, hanno preservato l’area per quasi tre decenni.
Questo lungo periodo ha visto l’apertura della fabbrica a visitatori e appassionati provenienti da tutto il mondo, consolidando la sua reputazione come luogo di culto per gli amanti delle auto sportive e come testimonianza tangibile della cultura automobilistica italiana.
Un atto di resilienza e amore per un luogo che avrebbe altrimenti subito un destino ben più nefasto.
L’interruzione della custodia nel 2022, a seguito dell’acquisto da parte dell’investitore Adrien Labi, ha innescato una spirale di abbandono.
Le promesse di riqualificazione si sono arenate a causa di complesse vicende giudiziarie in Francia, lasciando l’area priva di sorveglianza e vulnerabile.
La conseguente mancanza di controllo ha aperto le porte a iniziative non autorizzate, come il rave party di Halloween, che ha lasciato un segno di degrado e vandalismo, evidenziando la fragilità della situazione.
La scritta Bugatti, un tempo simbolo di orgoglio, è stata profanata con un gesto di contestazione che amplifica il senso di perdita e abbandono.
La reazione della comunità locale, rappresentata dall’associazione storica culturale Bugatti Automobili Campogalliano Aps, con il lancio di una petizione che ha rapidamente raccolto quasi 3.000 firme, dimostra la forte volontà di salvaguardare questo importante pezzo di storia.
La richiesta rivolta alle istituzioni è chiara: garantire la sicurezza della struttura e avviare un percorso di tutela che ne preservi l’integrità e ne valorizzi il potenziale.
Si tratta di un appello a riconoscere il valore culturale, storico e industriale della Fabbrica Blu Bugatti, non solo come un complesso architettonico, ma come un simbolo dell’ingegno italiano e della sua capacità di innovare e creare eccellenze riconosciute a livello mondiale.
La sua rinascita non è solo una questione di riqualificazione immobiliare, ma un atto di responsabilità nei confronti del nostro patrimonio industriale e della nostra identità culturale.







