L’estensione della Zes Unica alle regioni Marche e Umbria, pur rappresentando un passo formale verso la riduzione delle disparità territoriali, solleva seri interrogativi sulla sua reale efficacia.
La misura, lungi dall’essere una soluzione strutturale per le difficoltà economiche che affliggono queste aree, rischia di configurarsi come un esercizio di facciata, un artificio retorico più che un intervento concreto.
La persistente richiesta di inclusione di Marche e Umbria all’interno della Zes, formalizzata attraverso emendamenti presentati fin dal 2023 e precedentemente respinti dalla stessa maggioranza politica che ora ne promuove l’ampliamento, evidenzia una contraddizione intrinseca.
Il principio di sostegno alle aree svantaggiate è ampiamente condiviso, ma la sua attuazione si scontra con una cronica carenza di risorse adeguate, trasformando la Zes in un titolo privo di sostanza.
L’allocazione di 2,2 miliardi di euro per il credito d’imposta Zes Unica 2025, pur apparente, si rivela insufficiente a soddisfare le reali esigenze delle imprese.
Le richieste di accesso al credito hanno superato le risorse disponibili in un rapporto di cinque a uno, costringendo a una riduzione proporzionale delle agevolazioni.
Questa frammentazione del credito d’imposta, inevitabile data la scarsità di fondi, ne compromette l’impatto stimolante sull’economia locale.
L’ampliamento del perimetro della Zes, senza un concomitante potenziamento delle risorse finanziarie, crea un paradosso: si estende l’ambito di applicazione di una misura insufficiente, condannandola all’inefficacia e alimentando aspettative che, inevitabilmente, si scontreranno con le scelte di bilancio.
Un’operazione di questo tipo rischia di erodere la credibilità delle istituzioni e di generare frustrazione nelle comunità locali.
L’astensione del Movimento 5 Stelle nel voto parlamentare non riflette un’opposizione ai principi di sostegno delle aree in difficoltà, bensì una denuncia della mancanza di coraggio e, soprattutto, di risorse finanziarie da parte della maggioranza politica.
La trasformazione di una misura potenzialmente strategica in un mero slogan elettorale denota una visione miope e una scarsa capacità di affrontare le reali problematiche che affliggono il Mezzogiorno.
È necessario un cambio di paradigma: non basta estendere un provvedimento inadeguato, ma è imprescindibile investire in modo mirato e sostenibile, promuovendo l’innovazione, la formazione e la creazione di opportunità concrete per le imprese e i cittadini.
L’illusione di una soluzione rapida e facile, incarnata da una Zes priva di risorse adeguate, rischia di perpetuare la stagnazione e di allontanare la prospettiva di un reale sviluppo economico e sociale.







