La Lombardia, motore economico del Paese, si presenta come un mosaico di identità, con oltre 1,23 milioni di residenti stranieri che rappresentano il 12,3% del tessuto regionale.
Questo dato, cristallizzato nel recente Rapporto Idos, sottolinea non solo la dimensione demografica, ma anche il contributo significativo di questa popolazione, pari a circa 600.000 lavoratori attivi, all’economia e alla società lombarda.
Il quadro demografico rivela una realtà complessa: una prevalenza di persone immigrate inserite nel mercato del lavoro, contribuenti, genitori che investono nel futuro dei propri figli attraverso l’istruzione.
Nonostante questa integrazione apparente, il rapporto evidenzia una persistente marginalizzazione, un blocco sociale che impedisce a molti di accedere a posizioni di maggiore responsabilità e avanzamento, relegandoli a ruoli subalterni.
L’immigrazione, lungi dall’essere un fenomeno transitorio, si configura come una componente strutturale della Lombardia, in una lieve ma costante crescita (+2,3% tra il 2023 e il 2024).
Questa evoluzione demografica non giustifica, tuttavia, narrazioni allarmistiche di “invasioni”, bensì richiede una comprensione approfondita e politiche mirate.
La distribuzione geografica delle comunità straniere è concentrata prevalentemente nelle province di Milano, Brescia e Bergamo, con Milano che si distingue per la sua elevata incidenza di residenti stranieri (15,3% della popolazione).
Seguono Mantova, Lodi e Pavia, testimonianza di una crescente multiculturalità che permea il territorio.
La composizione etnica riflette le dinamiche migratorie globali, con una forte presenza di comunità romene, egiziane, marocchine, albanesi e cinesi.
Particolarmente significativa è la presenza di profughi ucraini, superando i 64.000, un flusso migratorio intensificato dal conflitto in corso.
Il rapporto Idos, supportato dalle analisi di Maurizio Bove, presidente di Anolf Lombardia, solleva un paradosso cruciale: l’Italia, e in particolare la Lombardia, si trova di fronte alla necessità urgente di nuove forze lavoro per contrastare il declino demografico e l’invecchiamento della popolazione, ma contemporaneamente adotta politiche restrittive che ostacolano l’immigrazione regolare.
La priorità dovrebbe essere invertita: promuovere l’ingresso regolare di lavoratori qualificati e offrire loro opportunità concrete di sviluppo professionale e sociale.
La persistente attenzione mediatica focalizzata sugli sbarchi rischia di oscurare la realtà di milioni di persone immigrate, stabili e produttive, che continuano a subire le conseguenze della discriminazione e della mancanza di politiche di inclusione efficaci.
La sfida del futuro per la Lombardia non è solo quella di accogliere, ma di integrare pienamente, valorizzando il potenziale umano e culturale che l’immigrazione può offrire.
È imperativo costruire percorsi di cittadinanza inclusivi, che riconoscano e celebrino la diversità come una risorsa, non come un problema.









