L’assunzione di Cesare Parodi alla guida della Procura di Alessandria segna un momento di rinnovamento e di profonda riflessione sulle dinamiche del sistema giudiziario locale.
Il nuovo procuratore capo, con una carriera maturata in anni di servizio a Torino, si presenta al suo incarico con un forte legame territoriale, radici profonde nell’Alessandrino e una chiara visione del futuro.
La sua dichiarazione programmatico, formulata al suo arrivo a Palazzo di giustizia, non si limita ad un generico impegno, ma si articola in una serie di azioni concrete volte a garantire una giustizia equa ed efficiente per i cittadini.
L’obiettivo primario è quello di rafforzare la capacità operativa della Procura, un’istituzione che si trova ad operare con risorse limitate e una carenza significativa di personale – circa il 50% della pianta organica ideale.
Parodi intende avviare un dialogo costruttivo con il Tribunale, il Ministero della Giustizia e gli enti competenti, perseguendo un miglioramento strutturale e formale che sia all’altezza delle aspettative della comunità.
Questo approccio mira a ottenere un sostegno concreto, sia in termini di risorse umane che finanziarie, per consentire alla Procura di affrontare le sfide del territorio con maggiore efficacia.
Tuttavia, il procuratore si dimostra consapevole delle possibili difficoltà e sottolinea l’impegno a non arrendersi di fronte alle avversità.
Anche in assenza di incrementi esterni, la Procura continuerà a operare con intelligenza, organizzazione e un profondo senso del dovere, ottimizzando le risorse disponibili e adottando soluzioni innovative per superare gli ostacoli.
Questa resilienza riflette un approccio pragmatico e una profonda dedizione al servizio pubblico.
La sua biografia personale, segnata da origini alessandrine e un ritorno alle radici dopo trentacinque anni trascorsi a Torino, aggiunge un ulteriore elemento di significato alla sua nomina.
A sessantatré anni, con l’ammissione di essere giunto verso la conclusione della sua carriera, Parodi esprime un profondo senso di appartenenza al territorio e una forte motivazione a concludere il suo percorso professionale in un luogo di significato personale.
Questo ritorno non è percepito come un semplice cambio di sede, ma come un’opportunità per restituire qualcosa alla comunità che lo ha visto crescere, un atto di gratitudine verso un luogo che è parte integrante della sua identità.
L’assunzione di questo incarico, in questo contesto, si configura come un gesto di profonda responsabilità e di amore per la propria terra.







