19 dicembre 2024 – 09:45
La vicenda giudiziaria legata alla morte di Giulio Testore nel 2008 a causa dell’asbestosi, una malattia professionale derivante dall’esposizione alle fibre di amianto durante il suo impiego nello stabilimento di Cavagnolo fino al 1982, ha visto coinvolto Stephan Schmidheiny. Nel 2018, inizialmente condannato a quattro anni di reclusione per omicidio colposo plurimo, la sua pena è stata successivamente ridotta in appello a un anno e otto mesi poiché i giudici hanno specificato che la responsabilità penale riguardava esclusivamente la morte di Testore e non gli altri decessi correlati all’amianto.La Cassazione lo scorso maggio ha annullato la sentenza con rinvio alla corte d’appello di Torino affinché motivasse meglio il legame causale tra l’esposizione all’amianto negli anni ’76-’82 e le malattie sviluppate. La recente conferma della condanna ha portato soddisfazione a Bruno Pesce dell’Afeva Associazione familiari e vittime amianto, poiché sottolinea l’importanza del collegamento tra l’esposizione all’amianto e patologie come l’asbestosi.Questa decisione giuridica rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti delle vittime dell’amianto e nella responsabilizzazione delle aziende per le condizioni lavorative nocive offerte ai dipendenti. È fondamentale garantire che situazioni simili non si ripetano in futuro, proteggendo la salute e la sicurezza dei lavoratori da rischi evitabili.L’impegno delle associazioni e degli organismi coinvolti nel processo dimostra quanto sia cruciale perseguire la giustizia per le vittime dell’amianto e sensibilizzare sull’importanza della prevenzione sul luogo di lavoro. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e azioni concrete si potrà evitare che tragedie come quella di Giulio Testore si verifichino ancora, garantendo un ambiente lavorativo sicuro per tutti i dipendenti.
