Un bivio politico a Rivarolo: tra solidarietà palestinese, autonomia locale e un’identità radicataLa recente discussione in consiglio comunale a Rivarolo Canavese ha acceso un dibattito intenso e polarizzato, mettendo in luce le differenti sensibilità e priorità all’interno della comunità locale.
Al centro del confronto, una mozione presentata dalla lista d’opposizione “Energia per Rivarolo” volta ad esprimere solidarietà al popolo palestinese e a sollecitare il riconoscimento dello Stato di Palestina, un atto che si pone in linea con la crescente pressione internazionale in favore di una soluzione pacifica e duratura del conflitto israelo-palestinese.
L’intervento della capogruppo Helen Ghirmu ha rappresentato un appello appassionato alla coscienza civile e politica, denunciando con forza le devastazioni perpetrate a Gaza e richiamando l’attenzione sui principi costituzionali che impongono al Comune di promuovere la pacificazione e la cooperazione internazionale.
Ghirmu ha sottolineato come le istituzioni locali possano svolgere un ruolo attivo nel contrastare le violazioni dei diritti umani e nel sostenere l’autodeterminazione dei popoli, un impegno che trascende i confini dell’amministrazione locale e si proietta verso una dimensione globale.
Tuttavia, la mozione si è scontrata con la ferma opposizione del sindaco Martino Zucco Chinà, il quale ha motivato il rifiuto con un principio cardine: la separazione tra azione amministrativa e coinvolgimento in dinamiche politiche di ampio respiro.
Chinà ha esplicitamente dichiarato di preferire un approccio focalizzato sulla verifica dell’operato dell’amministrazione e sulla proposta di soluzioni concrete per le problematiche locali, rifiutando di abbracciare posizioni ideologiche che potrebbero compromettere la coerenza della lista civica di cui è a capo.
La dichiarazione del sindaco ha assunto un carattere particolarmente emblematico con l’affermazione “La mia Palestina è il lodo Asa, la mia striscia di Gaza è il Vallesusa”.
Un’immagine potente che simboleggia la volontà di ancorare l’identità politica a riferimenti territoriali e a problematiche sentite dalla comunità locale, reinterpretando in chiave personale e metaforica il dramma palestinese.
Il riferimento al “lodo Asa”, accordo volto a risolvere una disputa legale in ambito agricolo, e l’analogia con il Vallesusa, una zona del territorio canavesano, suggeriscono un’interpretazione del conflitto che privilegia la dimensione locale e la necessità di affrontare le sfide concrete che affliggono il territorio.
La reazione di Helen Ghirmu, definendo la decisione del consiglio comunale come una “morte” dell’istituzione stessa, evidenzia la profonda frattura che si è creata e la preoccupazione per una deriva verso un approccio decisionale sempre più distante dalle istanze della cittadinanza.
L’allusione ai sondaggi sui social media come alternativa al processo decisionale consiliare denota una profonda sfiducia nelle dinamiche politiche tradizionali e un tentativo di reindirizzare la partecipazione democratica verso piattaforme digitali.
Il caso di Rivarolo Canavese si configura dunque come un microcosmo delle tensioni che attraversano la politica contemporanea, mettendo in discussione il ruolo delle istituzioni locali, la natura della solidarietà internazionale e l’identità di una comunità che si confronta con le sfide di un mondo globalizzato.








