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lunedì 10 Novembre 2025

Maradona, Stadio e Napoli: Scontro tra Passione e Business

Il Diego Armando Maradona, icona calcistica e tempio del tifo napoletano, è diventato fulcro di un acceso dibattito che coinvolge la dirigenza del Napoli, l’amministrazione comunale e le prospettive future del calcio partenopeo.
Durante il Football Business Forum alla Bocconi di Milano, il presidente Aurelio De Laurentiis ha espresso apertamente la sua visione critica riguardo l’attuale struttura, definendola, con un’immagine incisiva, inadeguata alle ambizioni del club.
La questione non si limita a una mera valutazione architettonica.
Il Maradona, con la sua pista di atletica che compromette la vicinanza tra i giocatori e il pubblico, e l’incongruenza di un fossato che crea una barriera fisica e simbolica, incarna una problematica più ampia: l’inadeguatezza infrastrutturale di un impianto calcistico che dovrebbe essere all’altezza della passione e della storia del Napoli.
La polemica si è acuita nel contesto di un piano di ristrutturazione del Maradona proposto dal Comune di Napoli, mirato a renderlo competitivo per i Campionati Europei del 2032.

De Laurentiis, tuttavia, ha espresso una preferenza netta per la costruzione di un nuovo stadio, configurando una divergenza strategica che apre a potenziali conflitti e ritardi.

Un elemento centrale del contendere è il costo dell’affitto dello stadio, percepito dal presidente come eccessivo e ingiustificato, soprattutto in confronto ad altre realtà calcistiche europee.
De Laurentiis ha utilizzato il caso del Paris Saint-Germain come esempio lampante di una situazione in cui un club, detenendo l’esclusiva di un impianto, può generare ricavi significativi, superando i 100 milioni di euro annuali.

Il Napoli, al contrario, si trova a condividere il Maradona, con una disponibilità limitata a soli tre giorni a settimana, compromettendo le opportunità di sviluppo commerciale e di incremento dei ricavi.

Questa situazione evidenzia una questione strutturale: la proprietà comunale dello stadio limita l’autonomia gestionale del Napoli e ostacola la realizzazione di un progetto infrastrutturale ambizioso, in grado di valorizzare il brand del club e di rispondere alle esigenze di un tifo appassionato e sempre più esigente.

La discussione, dunque, non si riduce a una semplice querelle sullo stato di un edificio, ma apre a riflessioni più ampie sulla governance del calcio italiano, sulla necessità di investimenti infrastrutturali adeguati e sulla ricerca di modelli di gestione più efficienti e sostenibili.
Il futuro del Maradona, e con esso quello del Napoli, è appeso a un filo, in attesa di una soluzione che possa conciliare le esigenze del club, le aspettative della città e le prospettive di crescita del calcio partenopeo.

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