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lunedì 10 Novembre 2025

Giustizia e droga: disparità, incongruenze e una speranza da difendere.

La gestione della giustizia penale in materia di sostanze stupefacenti si rivela, in Italia, un terreno disseminato di disomogeneità e incongruenze, capace di minare l’efficacia stessa delle politiche di recupero e riabilitazione.

L’affermazione che l’autorità giudiziaria non operi come un organismo autonomo, ma sia intrinsecamente influenzata da fattori esterni, assume un peso particolarmente rilevante quando si considera il delicato equilibrio tra tutela della legalità e opportunità di offrire percorsi di reinserimento sociale a soggetti coinvolti in episodi di tossicodipendenza.
Le disparità geografiche nel trattamento delle pene, come evidenziato durante la VII Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, ‘Libertà dalla droga.

Insieme si può’, generano un sistema frammentato.
Mentre in alcune sedi giurisdizionali si assiste a una tempestiva attivazione di programmi di recupero, in linea con l’esigenza di cogliere la volontà del soggetto di cambiare, in altre la burocrazia e i tempi processuali possono protrarsi per mesi, se non anni, frustrando le speranze di una ripartenza.

Questa assenza di uniformità non solo compromette l’efficacia delle misure alternative alla detenzione, ma solleva interrogativi profondi sulla coerenza e sull’equità del sistema giudiziario.
Il problema non è meramente tecnico; investe valori fondamentali come il diritto alla seconda opportunità e la responsabilità dello Stato nel promuovere il benessere sociale.

La pronuncia del sottosegretario Alfredo Mantovano, pur con toni sobri, lancia un campanello d’allarme: la disomogeneità applicativa rischia di trasformare una potenziale via di redenzione in una condanna perpetua all’emarginazione.
La critica, velata ma inequivocabile, allude anche a dinamiche interne all’ordinamento giudiziario, suggerendo che la reazione a tali anomalie potrebbe essere limitata a sterili polemiche di categoria, anziché tradursi in azioni concrete di riforma.

L’auspicio del sottosegretario è quello di affrontare apertamente la questione, promuovendo un dibattito costruttivo all’interno della Scuola Superiore della Magistratura, luogo privilegiato per la formazione e l’aggiornamento dei magistrati.

Questa iniziativa mira a sensibilizzare i futuri giudici sull’importanza di un approccio uniforme e sensibile alle esigenze individuali, incoraggiando una valutazione più ponderata e personalizzata dei casi di tossicodipendenza.

Il governo, nel suo ruolo di garante del benessere collettivo, ha il dovere di affrontare tali disomogeneità, promuovendo un sistema giudiziario più equo, efficiente e orientato al recupero, anziché alla mera punizione.

La sfida è complessa, ma la posta in gioco – la possibilità di offrire una reale speranza di cambiamento a chi si trova ai margini della società – è troppo alta per essere ignorata.

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