Un’operazione giudiziaria di vasta portata, orchestrata dalla Procura di Venezia e condotta dai Carabinieri, ha portato all’emissione di ventitré provvedimenti cautelari, segnando un significativo passo avanti nella lotta contro le organizzazioni criminali specializzate in furti ai danni di turisti nella città lagunare.
L’inchiesta, durata quasi due anni (giugno 2023 – dicembre 2024), ha svelato una rete complessa e strutturata, con un patrimonio illecito stimato in oltre cinquantamila euro e la constatazione di trentadue episodi di borseggio.
L’aspetto più allarmante emerso dall’indagine non è tanto la frequenza dei furti, ma il loro carattere organizzato e la violenza associata.
La maggior parte delle indagate (venti donne) risulta essere di origine croata e bosniaca, spesso gravide o giovanissime, con un’età media inferiore ai ventisette anni.
Tre uomini, presumibilmente legati alle donne indagate da un rapporto coniugale, sono stati anch’essi coinvolti, accusati di fornire supporto logistico e di ricoprire un ruolo di collegamento.
In particolare, si sono resi responsabili di garantire alloggio, assistenza ai figli e trasporto, facilitando così le attività illecite delle donne.
Sono stati eseguiti arresti anche all’estero per assicurare alla giustizia individui resi inamovibili sul territorio nazionale.
Le accuse contestate spaziano dal furto aggravato all’indebito utilizzo di carte di credito, dalla ricettazione al riciclaggio, passando per la violazione del foglio di via obbligatorio.
La gravità delle accuse è ulteriormente aggravata dall’utilizzo della violenza e delle minacce nei confronti delle vittime e di chi tentava di intervenire.
Un’episodio particolarmente drammatico ha visto una donna ricoverata in ospedale a causa di traumi e contusioni.
La dinamica rivela un modello di intimidazione e coercizione, con le figure più esperte – le cosiddette “boss” – che esercitavano un controllo ferreo anche sulle ragazze più giovani, costringendole a subire percosse qualora il bottino non fosse ritenuto sufficiente.
Un elemento particolarmente inquietante è l’impiego di minorenni, in particolare tre ragazze di età inferiore ai quattordici anni, le quali, presumibilmente, sono state sfruttate all’interno dell’organizzazione.
Questo aspetto solleva interrogativi sulla tutela della minore età e sulle dinamiche di sfruttamento criminale.
L’inchiesta ha permesso di accertare centocinquanta violazioni del foglio di via, evidenziando la deliberata ostinazione delle indagate nel proseguire la loro attività illecita nonostante i divieti imposti.
La difficoltà di rintracciare le indagate, spesso prive di fissa dimora, ha rappresentato una sfida significativa per le forze dell’ordine, che hanno dovuto ricorrere a complesse attività investigative.
L’operazione testimonia la necessità di una risposta coordinata e transnazionale per contrastare efficacemente il fenomeno dei furti organizzati e la criminalità transfrontaliera, proteggendo la sicurezza e il patrimonio culturale di Venezia.







