Un’operazione giudiziaria complessa e di vasta portata ha scosso il tessuto economico di Barletta, portando all’arresto di sedici individui accusati di aver orchestrato un sofisticato sistema di riciclaggio di denaro sporco, alimentato da attività criminali, tra cui lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Il procuratore capo della Procura di Trani, Renato Nitti, ha descritto i presunti responsabili come “parassiti” che hanno deliberatamente corrotto e distorto il mercato locale, erodendo la competitività delle imprese oneste.
L’indagine, sviluppatasi a partire dall’inquietante scomparsa e presunta morte di Michele Cilli, un giovane di Barletta le cui tracce si persero tre anni fa, ha svelato una struttura criminale ramificata organizzata in due distinte associazioni per delinquere.
Queste organizzazioni, agendo in sinergia, reinvestivano ingenti capitali illeciti nell’economia apparente, mascherando la loro origine con un inganno finanziario.
Il meccanismo si basava sull’acquisto di attività commerciali – cinque bar e una ditta di distribuzione all’ingrosso di prodotti surgelati – intestate a prestanome, spesso familiari o persone senza precedenti penali, che fungevano da facciata per nascondere i veri beneficiari.
L’attività illecita non si limitava al mero riciclaggio.
L’indagine ha evidenziato un’abile manipolazione del mercato del lavoro, con l’ingaggio di lavoratori “fantasma” – persone retribuite senza effettiva prestazione lavorativa – un’ulteriore tecnica per drenare risorse da attività illegali e reindirizzarle verso le attività apparentemente legali.
La creazione di stipendi “in nero” e l’ottimizzazione illegale del rapporto di lavoro, come sottolineato dal magistrato Ubaldo Leo, coordinatore delle indagini, hanno permesso di eludere il controllo fiscale e di massimizzare i profitti illeciti.
Il coinvolgimento di professionisti – un commercialista e un consulente del lavoro – ha fornito un ulteriore livello di sofisticazione all’operazione.
Questi individui, come emerge dalle indagini, fornivano consulenza strategica per evadere le normative fiscali, suggerendo livelli contrattuali fraudolenti e strategie per rimanere al di sotto delle soglie legali.
L’operazione ha portato anche al sequestro preventivo di due alloggi popolari abusivamente occupati da nuclei familiari strettamente legati agli indagati, un’ulteriore violazione del diritto e una manifestazione di potere criminale.
L’importanza delle intercettazioni telefoniche e video, nonostante una prassi governativa che ne limita l’utilizzo in questo tipo di reati, si è rivelata cruciale per il successo dell’indagine.
Le comunicazioni, effettuate anche dal carcere, hanno fornito informazioni preziose, altrimenti inaccessibili, che hanno permesso di ricostruire l’organizzazione criminale e i suoi meccanismi operativi.
L’operazione sottolinea come la corruzione economica possa essere un cancro che erode il benessere della comunità e come un’indagine approfondita, supportata da strumenti investigativi moderni e da una collaborazione sinergica tra diverse forze dell’ordine, sia essenziale per contrastare efficacemente questo fenomeno.
La scomparsa di Michele Cilli, tragica, si rivela così un punto di partenza per svelare una rete di attività illecite che minacciava la stabilità economica e sociale del territorio.







