La composizione demografica del personale impiegato nel settore pubblico italiano rivela un quadro anagrafico caratterizzato da un marcato invecchiamento.
L’età mediana, indicatore statistico che divide la forza lavoro in due gruppi di pari numerosità, si posiziona compresa tra i 55 e i 59 anni, un intervallo demografico che accoglie un numero significativo di dipendenti: quasi 662.000 unità.
Questa fascia d’età rappresenta una quota rilevante, pari al 17,7% del totale del personale pubblico.
Questo dato, lungi dall’essere un mero numero, testimonia una tendenza strutturale nell’evoluzione del comparto, con implicazioni potenzialmente profonde per la sua efficienza e capacità di adattamento alle sfide del futuro.
L’elevata concentrazione di lavoratori in questa fascia d’età suggerisce una successione generazionale non ancora completamente in atto, con conseguenti ripercussioni sull’innovazione, la flessibilità e l’acquisizione di nuove competenze.
L’analisi più approfondita del profilo del personale pubblico dovrebbe considerare non solo l’età mediana, ma anche la distribuzione dell’età per decili o quantili, per individuare eventuali picchi o deficit in specifiche fasce d’età.
È altresì cruciale correlare questi dati con indicatori quali il livello di istruzione, le mansioni ricoperte, la produttività e la propensione all’aggiornamento professionale.
Un’età media elevata, se da un lato porta con sé un bagaglio di esperienza, competenza e stabilità, dall’altro può comportare una minore propensione al cambiamento, una maggiore resistenza all’adozione di nuove tecnologie e un potenziale impatto sulla sostenibilità finanziaria del sistema, legato alla gestione dei costi pensionistici e alla necessità di garantire la continuità del servizio.
La sfida per la pubblica amministrazione italiana consiste, pertanto, nel favorire un ricambio generazionale graduale e strutturato, incentivando l’ingresso di giovani talenti, offrendo loro opportunità di crescita professionale e garantendo al contempo la trasmissione del know-how e delle competenze acquisite dai lavoratori più esperti.
Questo processo di transizione deve essere accompagnato da politiche di formazione continua, mirate a mantenere alto il livello di professionalità dell’intera forza lavoro e ad affrontare le sfide poste dalla digitalizzazione e dalla trasformazione digitale della pubblica amministrazione.
In definitiva, una gestione oculata e strategica del capitale umano rappresenta un fattore chiave per la modernizzazione e l’efficienza del settore pubblico italiano.







