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mercoledì 12 Novembre 2025

Due anni da Giulia: studenti in piazza per non dimenticare.

Due anni.

Due anni dalla tragica scomparsa di Giulia Cecchettin, la cui vita è stata brutalmente interrotta dalla violenza di un partner, Filippo Turetta.

A Padova, in piazza Portello, un corteo silenzioso e un’esplosione controllata di rumori – il tintinnio di chiavi e campanelli – hanno segnato l’anniversario, un monito per una comunità ancora troppo spesso testimone di drammi simili.
L’iniziativa, promossa dall’Unione degli Studenti Universitari (Udu) e dalla Rete degli Studenti Medi, ha voluto riaccendere l’attenzione su una piaga sociale che continua a infangare il tessuto del nostro Paese.
Giada Aureli, rappresentante studentesca eletta nel Consiglio degli Studenti dell’Università di Padova, ha espresso un profondo rammarico di fronte all’incessante registro di femminicidi e violenza di genere che affligge l’Italia.
Non si tratta di eventi isolati, ma di manifestazioni sintomatiche di una cultura profondamente radicata, un patriarcato obsoleto che, nonostante i progressi legislativi e le campagne di sensibilizzazione, persiste nell’alimentare dinamiche di controllo, possessività e microaggressioni.

L’immagine del “maschio geloso”, spesso romanzata o addirittura giustificata in alcuni contesti, rappresenta in realtà una pericolosa normalizzazione di comportamenti coercitivi e intimidatori.

Il controllo ossessivo del telefono, le continue richieste di spiegazioni, la manipolazione emotiva, sono tutte forme di violenza subdola che preparano il terreno per escalation più gravi e irreparabili.
La storia di Giulia Cecchettin, tragicamente, ne è una cruda dimostrazione.
Il tributo a Giulia non è solo un atto di memoria, ma anche un impegno a promuovere un cambiamento culturale profondo.

Gli studenti, con la loro mobilitazione, rivendicano il diritto a una convivenza pacifica e rispettosa, libera da stereotipi di genere e da ogni forma di violenza.
Richiedono un’educazione alla parità, al consenso, all’empatia, che parta dalla scuola e che coinvolga l’intera società.
La battaglia per la memoria di Giulia Cecchettin, dunque, si trasforma in una sfida collettiva per un futuro in cui nessuna donna debba più temere per la propria incolumità.

Un futuro in cui la parola “femminicidio” diventi un’eco lontana, un ricordo sbiadito di un’epoca oscura che l’Italia ha deciso di superare.

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