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domenica 16 Novembre 2025

Nuove Indagini sulla Scomparsa del Giudice Adinolfi: Un Mistero Riaperto

La scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, avvolta nel mistero dal 2 luglio 1994, riemerge con nuove indagini a Roma, un’eco di quelle già condotte in Umbria.
L’area oggetto delle attuali ricerche, non casuale, fu precedentemente esaminata dalla Procura di Perugia, un distretto cruciale per la competenza giurisdizionale sui magistrati del Lazio.
Al tempo, il tentativo di localizzazione del giudice si avvalse dell’apporto di un geologo, un esperto chiamato a scrutare il territorio alla ricerca di indizi, ma senza successo.
La Procura perugina, a differenza di quanto possa suggerire la ripresa delle indagini, non ha attualmente un fascicolo attivo relativo alla scomparsa, poiché le precedenti attività investigative si sono concluse con archiviamenti motivati dall’assenza di elementi concreti.
Il coinvolgimento di Perugia nella vicenda si materializzò subito dopo la sparizione del giudice, data la sua competenza territoriale.
Dopo circa un anno, il fascicolo venne chiuso su istanza dei magistrati umbri, a seguito di un’esplorazione esaustiva di diverse piste investigative, culminata con ricerche nel Lago Trasimeno che non fornirono risultati significativi.

La vicenda riprende una svolta drammatica nel giugno 1996, quando le dichiarazioni di un imprenditore siciliano, con un retaggio di contatti opachi, scuotono le fondamenta dell’indagine.

L’imprenditore, sotto giuramento, afferma che Adinolfi fu vittima di una violenza omicida perpetrata da figure legate alla temuta “Banda della Magliana”, un’organizzazione criminale romana che operava nell’ombra.
La motivazione, secondo le sue parole, era legata all’intenzione del giudice di condividere informazioni cruciali con il pm milanese Carlo Nocerino, impegnato in un’inchiesta complessa sul fallimento della società “Ambra Assicurazioni”.

Adinolfi, a quanto pare, stava per rivelare collegamenti tra settori deviati del servizio civile, società di comodo e manipolazioni nel mercato immobiliare.

L’imprenditore attribuisce la sua conoscenza a fonti di elevato livello: il colonnello del Sismi Mario Ferraro, trovato morto in circostanze misteriose, e un suo collaboratore.
Le testimonianze indicavano anche la prossimità del luogo del delitto all’area dove sorgeva la residenza di Enrico Nicoletti, figura chiave all’interno della Banda della Magliana.

Nonostante questi elementi, le ricerche effettuate dalla Procura di Perugia, pur minuziose, non portarono ad alcuna scoperta rilevante.
L’eco di queste dichiarazioni, e il dubbio su un’azione mirata a soffocare una verità scomoda, persistono ancora oggi, alimentando la necessità di un’indagine più approfondita e di una verità che, a distanza di decenni, continua a sfuggire.

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