Il panorama imprenditoriale italiano, profondamente ancorato a un tessuto di oltre 4,5 milioni di piccole e medie imprese (PMI) che ne costituiscono la stragrande maggioranza (99%), si trova di fronte a una sfida cruciale per la sua stessa sopravvivenza e competitività.
Un’analisi recente, condotta in concomitanza con il PMI Day 2025 da 24Ore Business School, rivela un quadro preoccupante: meno della metà delle PMI include la formazione strategica nei propri piani aziendali, mentre una percentuale significativa (37%) la esclude del tutto.
Questa lacuna, unita a un deficit di competenze manageriali (solo il 20% degli imprenditori possiede una laurea, secondo Istat), rischia di relegare il sistema produttivo italiano a un ruolo marginale in un’economia globale guidata da transizione ecologica, progresso digitale e sviluppo dell’intelligenza artificiale.
L’assenza di investimenti strutturali nella crescita delle competenze si manifesta con una riduzione della produttività, un rallentamento dell’innovazione e una minore capacità di adattamento ai cambiamenti di mercato.
La sostenibilità ambientale, la radicale trasformazione digitale e il delicato passaggio generazionale – tre macro-temi che plasmano il futuro economico – dipendono inevitabilmente dalla risorsa umana, come sottolinea l’economista Fabio Papa, direttore dell’Istituto I-AER e coordinatore scientifico della Mba Part Time di 24ORE Business School.
Le PMI che riconoscono il valore strategico della formazione e vi investono, ottengono benefici concreti: ottimizzazione dei processi operativi, decisioni aziendali più informate e un miglioramento complessivo delle performance, generando un impatto positivo sul valore intrinseco dell’impresa.
L’indagine evidenzia una preferenza crescente per competenze applicabili immediatamente: accanto alle cosiddette “soft skills” (leadership, comunicazione efficace, gestione dello stress), l’attenzione si concentra su capacità commerciali e di vendita, project management e conoscenze economiche e gestionali di base.
Si registra un aumento significativo della richiesta di figure professionali in grado di guidare il cambiamento organizzativo, come Project Manager, Sales Manager, Marketing Specialist, HR Manager e Responsabili AFC (Accounting e Finance).
Le aree di investimento più strategiche per le PMI includono, non a caso, la sostenibilità e la transizione verso modelli green, la digital transformation alimentata da Big Data, lo sviluppo e l’implementazione di soluzioni di intelligenza artificiale e l’esplorazione di nuovi modelli organizzativi e approcci innovativi nella gestione delle risorse umane.
Questi ambiti non sono semplici trend, ma riflettono le principali direttrici di trasformazione globale e le sfide che il “Made in Italy” deve affrontare per mantenere la sua rilevanza e il suo prestigio nel mercato internazionale.
In sostanza, l’evoluzione del tessuto imprenditoriale italiano dipende in modo inequivocabile dalla capacità di investire in capitale umano, trasformando la formazione in un motore di crescita e un elemento imprescindibile per la competitività futura.








