Il monito del presidente Aurelio De Laurentiis, espresso durante il collegamento con “Motore Italia, edizione America’s Cup”, è un’esplicita denuncia di un sistema calcistico globale profondamente disfunzionale e penalizzante per i club che ne fanno parte.
La vicenda dei due calciatori, Rrahmani e Anguissa, rientrati in stato di sofferenza fisica, rappresenta la punta dell’iceberg di una problematica ben più ampia: l’insostenibile pressione competitiva imposta ai giocatori, aggravata da un calendario fitto di impegni e da un approccio internazionale che ignora le esigenze dei campionati nazionali.
De Laurentiis non si limita a lamentare una mera sfortuna, ma attacca frontalmente le dinamiche di potere che regolano il calcio moderno.
La sua proposta è radicale: ridimensionare il numero di squadre partecipanti ai campionati, diminuire il numero di partite, con l’obiettivo di preservare la salute fisica e la performance dei giocatori.
Un cambiamento strutturale, che implicherebbe una revisione profonda delle logiche commerciali che dominano il calcio.
Il fulcro della sua argomentazione risiede nel rapporto tra club e calciatori.
I giocatori ricevono compensi economici dalle società, e questo vincolo finanziario dovrebbe, a suo dire, implicare un diritto di controllo da parte dei club sulla loro partecipazione agli impegni internazionali.
L’infortunio di un calciatore durante una partita con la propria nazionale, quindi, non dovrebbe essere considerato un evento fortuito, ma un danno economico per la società, che dovrebbe essere adeguatamente risarcita.
La critica si estende alla FIFA e all’UEFA, accusate di una miopia strategica e di un disinteresse preoccupante verso le problematiche dei campionati nazionali.
Un sistema che non tiene conto delle esigenze dei club è destinato, secondo De Laurentiis, a compromettere la qualità del calcio e a mettere a rischio la sostenibilità del modello stesso.
La posizione del presidente del Napoli solleva interrogativi cruciali: fino a che punto la globalizzazione del calcio può coesistere con la tutela della salute dei giocatori e la salvaguardia degli interessi dei club? La sua richiesta di una maggiore autonomia per i campionati nazionali e di un meccanismo di risarcimento per gli infortuni in nazionale rappresenta una sfida aperta, che potrebbe innescare un dibattito fondamentale per il futuro del calcio mondiale.
La sua visione, se accolta, potrebbe preludere a un calcio più equilibrato, più attento alla persona e più rispettoso delle realtà locali.







