Il giovane, ventiseienne residente a Pognano, ha perso i domiciliari a seguito di reiterate violazioni che hanno determinato un quadro di pericolosità e inaffidabilità, segnando un fallimento del percorso di riabilitazione intrapreso.
La misura cautelare alternativa alla detenzione carceraria, concessa in seguito a una condanna originaria legata alla diffusione non autorizzata di materiale intimo dell’ex fidanzata, si è rivelata incompatibile con la sua condotta successiva.
Le infrazioni, documentate con precisione, hanno eroso la fiducia delle autorità giudiziarie, che hanno ritenuto insostenibile il mantenimento della detenzione domiciliare.
In particolare, l’episodio del 10 ottobre scorso, in cui è stato sorpreso dai Carabinieri di Verdello intento ad acquistare sostanze stupefacenti, in questo caso cocaina, da due individui di origine nordafricana, ha rappresentato un punto di non ritorno.
L’azione del giovane, che tentava di giustificare l’acquisto come legittimo durante il controllo, ha rafforzato l’impressione di una deliberata volontà di eludere le restrizioni imposte.
L’irrogazione della misura dei domiciliari, sebbene alternativa alla detenzione, è volta a garantire la sicurezza sociale e a favorire la rieducazione del condannato.
L’inadempienza ripetuta, l’acquisto di sostanze stupefacenti e i tentativi di sottrarsi al controllo delle autorità dimostrano un’incapacità o una volontà di adesione alle regole e un potenziale rischio per la comunità.
Il passato giudiziario del giovane, che include una denuncia per maltrattamenti nei confronti della madre nel 2021 e un arresto per rapina a Milano, con l’aggravante della partecipazione con complici, offre un quadro più ampio del suo percorso criminale e alimenta preoccupazioni riguardo alla sua propensione a comportamenti illeciti e violenti.
Questa storia solleva interrogativi sull’efficacia delle misure alternative alla detenzione in casi di recidività e di rischio sociale elevato.
L’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Brescia, che ha disposto il trasferimento in carcere e la continuazione della pena fino al 12 ottobre 2026, riflette una valutazione pragmatica e preventiva, volta a garantire l’adempimento della condanna originaria e a proteggere la collettività da ulteriori potenziali pericoli.
Il trasferimento in carcere a Bergamo rappresenta, quindi, una decisione motivata dalla necessità di assicurare la legalità e la sicurezza pubblica, concludendo un episodio che ha messo a dura prova il sistema giudiziario e sottolineando l’importanza di un controllo rigoroso e costante dei soggetti sottoposti a misure alternative alla detenzione.








