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domenica 16 Novembre 2025
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Atleta iraniana scomparsa: repressione e paura a Teheran

La repressione delle libertà individuali in Iran si manifesta con sempre maggiore intensità, colpendo anche figure pubbliche e atlete che osano sfidare le rigide norme imposte dal regime.
L’ultimo, inquietante episodio riguarda Hanieh Shariati Roudposhti, rinomata atleta e allenatrice di taekwondo con sede a Teheran, scomparsa nel silenzio di un arresto che evoca le pratiche più oscure del sistema giudiziario iraniano.

Secondo fonti autorevoli, tra cui l’organizzazione Hengaw per i diritti umani, con sede in Norvegia, e riportato da diverse testate internazionali, Shariati Roudposhti è stata sequestrata da agenti del Ministero dell’Intelligence nella serata del 9 novembre 2023.
Il presunto crimine? Aver partecipato a un’esibizione pubblica e aver condiviso, attraverso i social media, immagini che la ritraevano senza velo, una violazione considerata grave dal codice di abbigliamento islamico obbligatorio.

L’arresto, condotto in maniera spietata e senza preavviso, ha immediatamente privato la donna di ogni diritto e la ha gettata in una condizione di profonda incertezza.
Le poche informazioni trapelate, provenienti da una fonte interna alla sua famiglia, rivelano una situazione di grave preoccupazione: Shariati Roudposhti è stata in grado di effettuare una breve telefonata ai suoi cari, esprimendo angoscia e implorando aiuto, prima di perdere ogni contatto.
L’assenza di notizie successive all’arresto alimenta il timore per il suo destino e le sue condizioni di detenzione, in un contesto in cui la trasparenza e il rispetto dei diritti umani sono costantemente compromessi.
L’azione delle agenzie di sicurezza iraniane non si è limitata all’arresto, ma si è estesa al controllo e alla manipolazione della sua presenza online.

Gli account social della donna sono stati confiscati, e la sua pagina Instagram, un tempo vibrante di quasi 160.000 follower, è stata trasformata in una vetrina dello stesso apparato repressivo, recante lo stemma della Polizia informatica iraniana.

Questo caso non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di crescente intolleranza e restrizione delle libertà individuali in Iran, dove l’espressione personale, soprattutto quella femminile, è costantemente monitorata e punita.
L’atto di Shariati Roudposhti, pur nella sua apparente semplicità, rappresenta una sfida al sistema, un atto di resistenza silenziosa che ha scatenato una risposta immediata e brutale da parte delle autorità.
La sua scomparsa solleva interrogativi urgenti sulla situazione dei diritti umani in Iran e richiede un’azione internazionale per garantire la sua sicurezza e il rispetto delle sue libertà fondamentali.

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