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domenica 16 Novembre 2025

Crisi Occupazionale in Piemonte: Allarme Cassa Integrazione e Futuro Incerto

Il Piemonte si trova a fronteggiare una crisi occupazionale di proporzioni allarmanti, con un incremento vertiginoso delle richieste di cassa integrazione che disegna uno scenario economicamente fragile per il 2025.

I dati, che evidenziano un balzo del 37,8% rispetto ai primi nove mesi del 2024, portano il totale delle ore richieste a oltre 46 milioni, una cifra che, includendo gli altri strumenti di ammortizzatori sociali, si alza ulteriormente al 38,9%.

Questa escalation è significativamente superiore alla media nazionale, attestata a un +18,6%, rivelando una vulnerabilità specifica del sistema economico piemontese.
La provincia di Torino emerge come epicentro della crisi, detenendo il primato a livello nazionale per numero di ore di cassa integrazione richieste, superando di gran lunga Potenza e Roma.

Tuttavia, l’emergenza non si limita alla provincia torinese; altre aree piemontesi mostrano incrementi ancora più drammatici, con Verbania che registra un aumento di quasi il 140%, Asti e Cuneo superando il 120% e Vercelli che si attesta al 42,1%.
Sebbene Novara e Biella presentino una lieve flessione, il quadro complessivo dipinge un panorama di profonda incertezza.
L’impennata delle richieste di cassa integrazione non è un fenomeno isolato, bensì il sintomo di una complessa rete di fattori strutturali e congiunturali che affliggono il tessuto produttivo piemontese.
La debolezza del commercio internazionale, esacerbata da politiche protezionistiche e tensioni geopolitiche, colpisce duramente un’economia fortemente dipendente dall’export.

La situazione economica tedesca, cruciale per le esportazioni piemontesi, aggiunge ulteriore pressione, mentre la stagnazione dei consumi interni, aggravata dalla perdita di potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, limita la ripresa.
Particolare criticità si registra nel settore automotive, un pilastro dell’economia piemontese, e nell’intera filiera di componentistica ad esso collegata.

La transizione verso nuovi modelli di produzione, la digitalizzazione e le sfide legate alla sostenibilità ambientale impongono cambiamenti radicali che richiedono ingenti investimenti e una riqualificazione della forza lavoro.

Questi processi, se da un lato rappresentano opportunità di crescita e innovazione, dall’altro generano instabilità occupazionale e richiedono un’attenta gestione delle risorse umane.
L’analisi delle cause profonde della crisi occupazionale piemontese non può prescindere dalla considerazione di politiche economiche più ampie, capaci di sostenere la competitività delle imprese, promuovere la formazione continua dei lavoratori e garantire un adeguato sistema di welfare per contrastare gli effetti della recessione.

Un approccio integrato, che coinvolga istituzioni, imprese e sindacati, è essenziale per affrontare le sfide del futuro e costruire un’economia più resiliente e inclusiva.

Il segretario generale Uil Piemonte, Gianni Cortese, sottolinea la necessità di un’azione concertata per mitigare gli effetti negativi sulla popolazione e promuovere una ripresa duratura.

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