La capitale messicana è stata teatro di un’esplosione di rabbia e frustrazione ieri, con scontri violenti che hanno coinvolto forze dell’ordine e manifestanti, lasciando un bilancio di almeno 120 feriti, tra cui un numero significativo di agenti di polizia, e 20 arrestati.
La protesta, che ha visto un’affluenza massiccia, è stata organizzata da una coalizione di movimenti sociali che converge attorno alla Generazione Z a livello globale e al Movimento Sombrero, un’organizzazione locale con una solida base di sostegno.
L’evento non è semplicemente una reazione a un aumento della criminalità violenta, ma una manifestazione profonda di un malessere sociale che affonda le sue radici in una complessa rete di fattori economici, politici e sociali.
Le accuse rivolte al governo messicano non si limitano all’inefficacia delle politiche di sicurezza, ma puntano al sospetto di una collusione, implicita o esplicita, tra funzionari governativi e cartelli della droga, i cosiddetti “narcos.
“Questa percezione di connivenza è alimentata da anni di corruzione, impunità e una crescente disuguaglianza economica che ha lasciato ampie fasce della popolazione vulnerabili e prive di accesso alla giustizia.
Il Movimento Sombrero, in particolare, ha costruito la propria identità attorno alla denuncia di questa mancanza di trasparenza e di responsabilità da parte delle istituzioni.
La partecipazione della Generazione Z, spesso percepita come digitalmente nativa e attenta alle questioni di giustizia sociale, sottolinea una discontinuità generazionale nel modo di concepire il ruolo dello Stato e la sua relazione con i cittadini.
Questi giovani manifestanti non si limitano a chiedere maggiore sicurezza, ma rivendicano un cambiamento radicale nel sistema politico ed economico del Messico.
Gli scontri, avvenuti nel cuore della città, hanno visto l’impiego di lacrimogeni, proiettili di gomma e barricate improvvisate.
L’intensità della risposta delle forze dell’ordine ha sollevato interrogativi sulla legittimità e la proporzionalità delle misure adottate, con alcuni osservatori che denunciano un’eccessiva brutalità e una repressione sistematica del dissenso.
L’evento di ieri rappresenta un punto di svolta potenziale nella storia recente del Messico, un segnale chiaro che la popolazione non è più disposta a tollerare l’impunità e la corruzione dilagante.
Le richieste di cambiamento sono sempre più pressanti e il governo messicano si trova di fronte alla sfida di rispondere in modo efficace e sostenibile, affrontando le cause profonde del malcontento e garantendo un futuro più giusto e sicuro per tutti i cittadini.
La protesta, pur nella sua violenza, è l’espressione di una profonda crisi di fiducia e la richiesta di una nuova forma di contratto sociale.







