Addio a Rosa Chiarulli: maestra indimenticabile lascia un vuoto incolmabile.

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Il silenzio ha interrotto il brusio di una comunità che si raccoglie per l’addio a Rosa Chiarulli, maestra di generazione, scomparsa all’età di settantasei anni, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di chi l’ha conosciuta.
Circondata dall’amore del marito Domenico Fiore, del figlio Enzo, della figlia Maria e del suo Francesco, e soprattutto dalla gioia che irradiava dai suoi amati nipoti Lucrezia e Giovanni, Rosa ha lasciato un’eredità di saggezza, gentilezza e passione per l’insegnamento.

La notizia della sua scomparsa ha risvegliato una valanga di ricordi, riversandosi in un flusso continuo di testimonianze da parte di ex alunni, che hanno invaso la sua abitazione e la chiesa per l’ultimo saluto.

Più che una professione, l’insegnamento era per Rosa una vocazione, un modo di essere che permeava ogni aspetto della sua esistenza.

La sua carriera, iniziata con l’insegnamento di matematica e scienze nelle scuole del circondario, l’ha poi vista protagonista nelle scuole elementari Don Milani e Bruno Buozzi, dove il rapporto di profonda amicizia con la collega Carla Bonardi ha arricchito ulteriormente la sua vita.

Rosa possedeva un carisma naturale, un’abilità innata nel creare connessioni autentiche con chiunque incontrasse.

Il suo spirito vivace e la sua arguzia erano contagiosi, capaci di illuminare anche le giornate più grigie.
Le colleghe attendevano con impazienza le sue storie e le sue battute, un segno della sua capacità di portare leggerezza e ottimismo.

Era una donna di principi solidi, con un animo nobile e una profonda umanità, che anteponeva sempre la famiglia.

La cura dei figli, poi dei nipoti, era il centro del suo universo, un amore incondizionato che si manifestava in gesti semplici ma significativi.

Maria, sua figlia, ricorda con commozione come la madre fosse capace di un’attenzione e una dedizione straordinarie verso i suoi alunni.
Nessuno doveva sentirsi escluso o lasciato indietro.

Spesso li accoglieva a casa per un pomeriggio di giochi e merenda, suscitando il desiderio nei bambini di non volerla mai lasciare.
Anche le lezioni private erano un’esperienza felice e coinvolgente, un momento di crescita e di scoperta condiviso.

Il suo amore si concretizzava nella preparazione di lavoretti per le feste, un impegno che la teneva impegnata fino a tarda sera, per regalare ai suoi alunni un ricordo tangibile della sua presenza.
Il coinvolgimento della sorella, suora e insegnante, nella preparazione di questi lavoretti, testimoniava la sua attenzione alla condivisione e alla trasmissione di valori.
Enzo, suo figlio, descrive un legame profondo e intuitivo con la madre, fatto di sguardi e silenzi eloquenti.

La sua figura era un punto di riferimento costante, un porto sicuro dove trovare conforto e ispirazione.

La condivisione dell’umorismo, la capacità di affrontare la vita con leggerezza, hanno contribuito a creare un rapporto unico e indissolubile.
L’amore per i nipoti, Lucrezia e Giovanni, ha rappresentato una fonte inesauribile di gioia, un pensiero fisso anche durante la malattia, combattuta con coraggio e dignità.

Il marito Domenico, commosso dall’affluenza di ex alunni al rosario e al funerale, ha testimoniato l’impatto profondo che Rosa ha avuto sulla vita di tanti.
Un segno tangibile di un’eredità di affetto e stima che trascende il tempo.

Il recente cinquantesimo anniversario di matrimonio, festeggiato ad agosto, è un ricordo prezioso che contrasta con l’amarezza del presente, ma che celebra un amore duraturo e una vita ricca di significato.

L’amore di Rosa, anche nella sua assenza, continuerà a vivere nei cuori di chi l’ha conosciuta, un faro di speranza e un esempio di umanità.