
La domenica australiana, 19 ottobre 2025, al Phillip Island Grand Prix Circuit, ha visto confermarsi un quadro di profonda incertezza per Pecco Bagnaia e per l’intera comunità che lo sostiene.
Più che una semplice gara da dimenticare, quella corsa è stata un ulteriore tassello di una stagione segnata da una crisi di risultati inaspettata per il campione chivassese, portabandiera di Ducati.
La prestazione, conclusa bruscamente con una caduta alla bandiera a scacchi, non è stata un evento isolato, ma l’epilogo di un percorso irto di difficoltà.
Già le qualifiche avevano preannunciato l’agrodolce giornata.
L’undicesimo tempo, accompagnato da una penalità per aver ostacolato un avversario, non era solo un risultato numerico, ma un campanello d’allarme che sottolineava un divario tra le aspettative e la realtà della Ducati in pista.
La moto, priva della reattività e dell’affidabilità che l’avevano contraddistinta in passato, si mostrava recalcitrante, incapace di rispondere prontamente alle richieste del pilota.
La Sprint del sabato aveva ulteriormente aggravato la situazione, con un diciannovesimo posto che, al di là della classifica, simboleggiava una perdita di fiducia e una sensazione di impotenza.
Era evidente che qualcosa non funzionava, che un groviglio di fattori tecnici e di approccio al problema stava compromettendo la competitività del centauro.
Definire la stagione 2025 “disastrosa” non sarebbe un’iperbole ingiustificata, considerando gli elevati standard che Bagnaia aveva precedentemente stabilito.
La conquista del titolo mondiale, un traguardo raggiunto con fatica e determinazione, sembrava ora un ricordo lontano, offuscato dalle ombre di una serie di problemi tecnici irrisolti e da una perdita di feeling con la moto.
Il campione, abituato a dominare, si trovava a lottare per risultati modesti, a fronteggiare una concorrenza agguerrita e a digerire l’amarezza di una situazione al di sotto delle aspettative.
Le parole di Bagnaia, dopo l’ennesimo episodio negativo, rivelano un misto di frustrazione e resilienza: “Dopo la Sprint di ieri, mi ero ripromesso di non chiudere nelle retrovie.
Dopo il warm up, abbiamo cercato di capire una direzione, e per qualche giro ho iniziato a sentirmi meglio.
La moto si muoveva meno, mi permetteva di essere più aggressivo.
Ho recuperato terreno, avevo la possibilità di chiudere tra i primi sette, ma è successo questo.
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Quando si è al limite, può succedere.
” La sua dichiarazione, seppur breve, coglie l’essenza di una giornata difficile, un tentativo di interpretare l’accaduto e di mantenere alta la motivazione.
La MotoGP, tuttavia, non concede respiro.
Il Gran Premio della Malesia, in programma nel weekend del 24-26 ottobre, rappresenta una sfida immediata.
Per Bagnaia e per il team Ducati, il tempo è prezioso.
È necessario un’analisi approfondita, una revisione strategica e un ritrovamento di quella simbiosi uomo-macchina che ha contraddistinto i successi del passato.
La ripresa non sarà facile, ma la volontà di reagire e di invertire la rotta è l’unica speranza per il pilota e per l’intera scuderia.
La prossima tappa sarà cruciale per comprendere se la stagione potrà ancora prendere una piega positiva o se il percorso verso la conquista del titolo mondiale è ormai irrimediabilmente compromesso.




