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martedì 18 Novembre 2025

Amianto a Palazzo di Giustizia: Emergenza e Rallentamenti Processuali

L’attività giudiziaria, fulcro dell’amministrazione della giustizia, è stata recentemente colpita da un evento inatteso e gravissimo: la scoperta di amianto in alcune tubazioni del sistema di riscaldamento del Palazzo di Giustizia.
Questa emergenza sanitaria, lungi dall’essere un mero inconveniente logistico, ha innescato una complessa crisi operativa che sta mettendo a dura prova il regolare svolgimento dei processi e la sicurezza del personale.
La vicenda si è sviluppata rapidamente.
Innanzitutto, è stato disposto un trasferimento d’urgenza del personale, composto da circa 130 unità tra agenti di polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale, dagli uffici di via Bosco alle diverse aree funzionali del complesso giudiziario.
Questa decisione, seppur necessaria per tutelare la salute del personale, ha comportato una frammentazione delle attività e un immediato impatto sull’efficienza operativa.
La conseguenza più rilevante è stata la sospensione degli interrogatori degli indagati e delle audizioni di testimoni e familiari delle vittime.

Un rallentamento significativo, con ripercussioni dirette sulla tempestività delle indagini e sulla possibilità di garantire un equo processo.

Gli interrogatori programmati nelle ultime settimane e quelli previsti nei prossimi giorni sono stati inevitabilmente cancellati, creando un accumulo di incombenze e un potenziale pregiudizio per la corretta ricostruzione dei fatti.
La situazione è ulteriormente aggravata dall’inaccessibilità di numerosi fascicoli ancora custoditi negli uffici di via Bosco, un elemento che ostacola il lavoro dei magistrati e degli investigatori, costretti a operare in condizioni di precarietà e con risorse limitate.
Al fine di contenere il rischio di dispersione delle particelle di amianto, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) è stata incaricata di effettuare rilievi e valutazioni specifiche.

Parallelamente, il Tribunale ha avviato un confronto con il Ministero della Giustizia, sollecitando l’allocazione di risorse finanziarie necessarie per la messa in sicurezza degli ambienti e l’eliminazione definitiva della contaminazione.
Tuttavia, come evidenziato dalla Presidente della Corte d’Appello Elisabetta Vidali, il Ministero ha comunicato l’impossibilità di destinare fondi a questo scopo, a causa dei tagli al bilancio pubblico.
Questa situazione, lungi dall’essere risolta, solleva interrogativi profondi sulla priorità attribuita alla tutela della salute dei lavoratori e sulla capacità dello Stato di garantire un sistema giudiziario efficiente e sicuro.

La vicenda, oltre alla dimensione immediata dell’emergenza sanitaria, pone l’accento sulla fragilità infrastrutturale di molte sedi giudiziarie e sulla necessità di investimenti mirati per la manutenzione e l’adeguamento degli edifici, al fine di prevenire rischi per la salute pubblica e garantire il corretto funzionamento della giustizia.
Il rientro nelle sedi originarie appare, allo stato attuale, incerto e dipendente dall’esito delle trattative in corso con il Ministero e dalla disponibilità di risorse adeguate per la bonifica ambientale.

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