La stagione operistica del Teatro Massimo di Palermo si apre con un atto di protesta: i sindacati Fials Cisal, Uilcom Uil e Confsal Libersind hanno proclamato uno sciopero in coincidenza con la prima di “Aleko/Pagliacci” del 21 novembre.
Questo gesto, lungi dall’essere un mero atto isolato, rappresenta l’esito di un profondo dissenso accumulato nel tempo, frutto di rivendicazioni sindacali ignorate o accolte con risposte evasive da parte della Fondazione.
Le critiche dei sindacati si concentrano su una gestione che, a loro avviso, sacrifica la stabilità del personale sull’altare di una precarietà dilagante.
L’eccessivo ricorso a contratti a termine, in sostituzione di un organico stabile, genera una discontinuità professionale che mina la qualità del servizio offerto e penalizza i lavoratori, costretti a un ciclo continuo di assunzioni e licenziamenti.
Questa “logica usa e getta”, come la definiscono i sindacati, è percepita come inaccettabile e insostenibile nel lungo periodo.
Un altro punto cruciale di contesa riguarda l’atteggiamento della governance del Teatro Massimo.
I rappresentanti sindacali denunciano un distacco preoccupante da parte del Sovrintendente, Marco Betta, che si mostrerebbe impermeabile alle istanze e ai suggerimenti provenienti dal basso, talvolta rifugiandosi in giustificazioni che appaiono infondate e che minimizzano il contributo dei lavoratori.
La situazione è resa ancora più paradossale dal fatto che, nonostante bilanci in attivo, il personale ha rinunciato a parte della propria retribuzione, contribuendo con circa 1,5 milioni di euro annui a garantire la sopravvivenza economica del Teatro Massimo.
Questo sacrificio, compiuto in un’ottica di responsabilità e di volontà di sostenere l’istituzione, non è stato riconosciuto con un adeguato investimento nella stabilità del personale, ma anzi, sembra aver alimentato una gestione ancora più restrittiva.
In risposta, Marco Betta, Sovrintendente del Teatro Massimo, ha espresso il rispetto della Fondazione verso il diritto di sciopero e il ruolo delle organizzazioni sindacali, assicurando la massima attenzione per garantire lo svolgimento dello spettacolo.
Pur riconoscendo l’importanza della collaborazione interna e del confronto costruttivo, il Sovrintendente sottolinea i risultati raggiunti negli ultimi anni in termini di qualità artistica e risanamento economico, ottenuti attraverso un percorso di rigore e trasparenza.
Betta ha inoltre precisato che la Fondazione è già impegnata in tavoli tecnici per analizzare le problematiche sollevate dai sindacati, riconoscendo che alcune questioni richiedono un’analisi strutturale più approfondita e che altre sono oggetto di interventi già in corso.
Il Sovrintendente ribadisce la propria disponibilità al dialogo, auspicando un clima di serietà e rispetto reciproco, e sottolinea l’impegno della Fondazione a garantire la qualità artistica, la stabilità, la continuità dei servizi e un corretto rapporto sindacale.
La porta della Sovrintendenza, afferma, rimane aperta ad ogni confronto, nell’interesse del Teatro, dei lavoratori e dell’intera città.
Il futuro del Massimo, come il Sovrintendente intende sottolineare, è un progetto condiviso che richiede l’impegno di tutti.







