Il quadro economico italiano, delineato dalle recenti rilevazioni Istat e analizzato dall’Unione Nazionale Consumatori, rivela una geografia dell’inflazione sorprendentemente disomogenea.
Mentre la pressione dei prezzi continua a pesare sui bilanci familiari in tutto il Paese, emergono aree di relativa stabilità e altre, al contrario, flagellate da un aumento del costo della vita particolarmente accentuato.
Il Molise si distingue come l’oasi più virtuosa di questo scenario complesso.
Con un’inflazione annua contenuta allo 0,2%, la regione si pone come baluardo contro l’impennata dei prezzi che affligge altre aree d’Italia.
Questo dato si traduce in un incremento medio di spesa annua di soli 47 euro per famiglia, un valore decisamente inferiore rispetto alla media nazionale e un indicatore significativo del potere d’acquisto relativamente preservato dei suoi residenti.
In particolare, Campobasso, capoluogo molisano, si erge a città più economica d’Italia, registrando un’inflazione tendenziale dello 0,1%, un dato senza precedenti nel panorama nazionale.
L’aumento di spesa annuale per le famiglie campobassane si attesta a 24 euro, un valore che testimonia una gestione economica particolarmente efficiente e un impatto minore delle dinamiche inflazionistiche.
Al polo opposto, la situazione è più complessa.
Siena, con un’inflazione tendenziale del 2,8%, si posiziona in cima alla classifica delle città più care, con un conseguente incremento medio di spesa di ben 757 euro per famiglia.
Bolzano e Pistoia seguono a ruota, segnalando un onere economico significativo per i loro cittadini.
A livello regionale, il Trentino Alto Adige emerge come la regione più gravata dall’inflazione, con un incremento annuo dell’1,5%.
Friuli Venezia Giulia e Veneto completano il podio delle regioni più costose, evidenziando una pressione sui prezzi che incide profondamente sul potere d’acquisto delle famiglie residenti.
Questi dati non solo forniscono un’istantanea della situazione economica corrente, ma sollevano anche interrogativi sulle cause di queste disparità regionali.
Fattori come la struttura produttiva locale, la dipendenza da specifici settori economici, la distanza dai centri di distribuzione e le politiche locali in materia di prezzi e trasporti potrebbero contribuire a spiegare questa eterogeneità geografica dell’inflazione, richiedendo un’analisi più approfondita e mirate politiche di sostegno per le aree più colpite.








