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martedì 18 Novembre 2025

Petrolio in calo: cautela sui mercati globali.

Le contrattazioni mattutine sui mercati globali delle commodities registrano un andamento al ribasso per i benchmark petroliferi, segnando un momento di cautela tra gli investitori.
Il West Texas Intermediate (WTI), con scadenza a dicembre, perde terreno attestandosi a 59,36 dollari per barile, riflettendo una contrazione dello 0,92% rispetto alla chiusura precedente.

Parallelamente, il Brent, con scadenza a gennaio, si posiziona a 63,67 dollari al barile, scontando una diminuzione dello 0,83%.
Questa flessione, apparentemente contenuta, si inserisce in un contesto più ampio di incertezza che grava sul settore energetico.

Diversi fattori concorrono a questa dinamica, tra cui la preoccupazione per un rallentamento della crescita economica a livello globale, in particolare in Cina, principale importatrice di petrolio.

Un’economia più debole implica una minore domanda di energia, esercitando una pressione al ribasso sui prezzi.
L’andamento dei mercati finanziari, in particolare la forza del dollaro americano, gioca un ruolo cruciale.

Un dollaro robusto rende il petrolio, prezzato in dollari, più costoso per gli acquirenti che utilizzano altre valute, riducendo la domanda e contribuendo alla diminuzione del prezzo.
Inoltre, le aspettative relative alla prossima riunione dell’OPEC+ – l’organizzazione che raggruppa i maggiori produttori di petrolio – alimentano l’incertezza.
La possibilità di un aumento dell’offerta, o di un mantenimento delle attuali quote, influenza direttamente le aspettative del mercato e contribuisce alla volatilità dei prezzi.

Le divergenze interne all’OPEC+ sulla gestione dell’offerta, spesso emerse negli ultimi anni, sono sempre da monitorare attentamente.
La situazione geopolitische, sempre presente come fattore di rischio, non può essere ignorata.
Tensioni in regioni strategiche per il transito del petrolio, come il Medio Oriente, possono innescare picchi di prezzo, ma anche incertezze che, nel lungo periodo, favoriscono una correzione al ribasso.
L’aumento della produzione di petrolio da fonti non convenzionali, come lo shale oil americano, ha inoltre modificato gli equilibri del mercato, riducendo la capacità dell’OPEC di influenzare i prezzi in modo univoco.

La capacità di risposta degli Stati Uniti, con la possibilità di aumentare rapidamente la produzione in caso di necessità, è un elemento che deve essere preso in considerazione.

Infine, l’accelerazione della transizione energetica verso fonti rinnovabili, sebbene un processo a lungo termine, introduce un elemento di pressione strutturale al ribasso sui prezzi del petrolio nel corso del tempo.
La crescente adozione di veicoli elettrici e la diffusione di tecnologie per la produzione di energia da fonti alternative modificano progressivamente i modelli di consumo energetico, incidendo sulle prospettive di lungo periodo per il petrolio.

L’efficienza energetica e le politiche di incentivazione alla decarbonizzazione contribuiscono ulteriormente a questa dinamica.

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