La stagione concertistica del Teatro alla Scala ha inaugurato con un omaggio a Beethoven, un evento che trascende la semplice esibizione musicale per divenire un momento di profonda commozione e riconoscimento.
L’applauso caloroso che ha accolto Daniel Barenboim, figura iconica della scena musicale mondiale, è stato un tributo non solo alla sua direzione magistrale, ma a un’intera carriera dedicata all’arte e alla sua inestimabile capacità di connettersi con il pubblico.
Barenboim, prodigio precoce che ha già incantato il palcoscenico scaligero da bambino, al pianoforte nel lontano 1954, ha visto la sua relazione con il teatro culminare nel 2007, anno in cui ne assunse la direzione.
Il debutto di quell’anno, con la monumentale *Tristan und Isolde* di Wagner, co-firmata con il visionario Patrice Chéreau, ha segnato l’inizio di un’era.
La sua leadership, protrattasi dal 2011 al 2014, ha consolidato la Scala come fulcro dell’innovazione e dell’eccellenza musicale.
Nonostante il progressivo allontanamento dalle scene dovuto alle condizioni di salute, il legame con il teatro rimane indissolubile, ogni suo ritorno un’occasione di celebrazione.
La presenza illustre di figure come Placido Domingo, l’attuale Direttore Musicale Riccardo Chailly, e il regista Dmitri Tcherniakov, testimonia l’importanza di questo evento, unitamente al tutto esaurito registrato per il concerto e le repliche successive.
Il programma scelto da Barenboim, interamente dedicato a Beethoven, ha offerto un viaggio emozionante attraverso la sua produzione, a partire dal concerto per violino e orchestra in re maggiore, un’opera che anticipa i temi fondamentali della celeberrima Quinta Sinfonia.
L’interpretazione di Lisa Batiashvili, virtuosa solista georgiana, ha saputo unire impeccabile tecnica e profonda sensibilità, arricchendo ulteriormente l’esperienza musicale.
Il momento più toccante è stato il ritorno inaspettato di Batiashvili, accompagnata da un sestetto di archi scaligeri, per eseguire l’aria sulla quarta corda di Bach, un omaggio inaspettato e commovente, universalmente riconosciuta come la sigla del celebre programma televisivo scientifico.
La successiva ripresa, lenta e deliberata, della Quinta Sinfonia di Beethoven, con i suoi ritmi inusuali, è stata accolta da un’ovazione che trascendeva la semplice acclamazione di un concerto.
Era un tributo alla carriera di un artista che ha saputo interpretare e trasmettere la potenza e la profondità della musica, lasciando un’eredità indelebile nel panorama culturale mondiale.
Un addio, forse, ma soprattutto un’ennesima conferma del suo fascino intramontabile e della sua capacità unica di emozionare.









