Il Teatro Puccini di Firenze ha inaugurato un gesto simbolico e potente, un atto di memoria che trasforma lo spazio scenico in un luogo di riflessione e impegno civile.
Seicantadue poltrone, un numero che risuona con la gravità delle vite spezzate dalla mafia, sono state dedicate alle vittime di questa piaga che affligge l’Italia.
Un gesto che va oltre la mera commemorazione, configurandosi come una vera e propria forma di resistenza culturale, un’affermazione del valore della memoria contro l’oblio.
La scelta non è casuale.
Non si tratta di un elenco indiscriminato, ma di una selezione di figure che rappresentano diverse aree di impegno: magistrati come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, pilastri della giustizia; giornalisti come Libero Grassi, che con la loro penna hanno denunciato le zone d’ombra; intellettuali come Mauro Rostagno, che con le loro parole hanno cercato di illuminare la coscienza collettiva; sindacalisti, esponenti delle forze dell’ordine, e cittadini comuni, tutti accomunati dal tragico destino di aver incrociato la strada della mafia.
Ogni poltrona è arricchita da un codice QR, un ponte digitale che conduce a brevi biografie, offrendo un’opportunità di approfondimento per il pubblico, in particolare per i giovani studenti presenti all’inaugurazione.
L’elenco completo, curato dall’associazione Libera, trova spazio in un’installazione di video mapping nel foyer, un flusso continuo di immagini e storie che amplifica il messaggio.
“Dedicare una fila alle vittime di mafia è il nostro modo di affermare che la cultura non dimentica,” affermano dal Teatro Puccini.
Il teatro, non solo luogo di spettacolo, si configura come un palcoscenico della coscienza, un punto di convergenza tra arte e impegno etico.
Il direttore artistico Lorenzo Luzzetti sottolinea l’importanza di mantenere viva non solo la memoria delle vittime, ma soprattutto la forza e la volontà di contrastare la violenza, la corruzione e l’illegalità.
Il gesto si completa con la piantumazione di due ulivi all’ingresso del teatro, un legame simbolico con il Giardino della Memoria di Capaci, un luogo intriso di dolore e di speranza.
L’inaugurazione è stata preceduta dallo spettacolo “Il Paese nelle mani – Cronaca d’Italia in sette stragi,” un’analisi lucida e toccante della realtà mafiosa, seguito da commoventi interventi dei familiari delle vittime: Giovanni e Fiammetta Borsellino, figli di Paolo; Tina Montinaro, vedova di Antonio, capo scorta di Giovanni Falcone; Sauro Ranfagni, cugino di Rossella Casini; Francesca Bommarito, sorella dell’appuntato Giuseppe.
La giornata si concluderà con “Fiore di campo.
La mafia non è musica”, un concerto che fonde musica e testimonianza, con la partecipazione di Luisa Impastato e la Nuova Orchestra Pedrollo, un tributo alla memoria e un invito all’azione, un monito a non cedere mai alla rassegnazione e a coltivare la speranza in un futuro libero dalla criminalità organizzata.
La poltrona dedicata diventa così un luogo di riflessione, un punto di partenza per un profondo impegno civile e sociale.







